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Fiumicino. Venchi, licenziamenti camuffati e lavoratori costretti al trasferimento

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Fiumicino, undici lavoratori di Venchi in protesta. Dopo la chiusa dello store di Fiumicino hanno ricevuto una lettera di trasferimento nei punti vendita del Nord Italia. In questo modo l’azienda ha raggirato il blocco dei licenziamenti, costringendo i dipendenti a scegliere tra le dimissioni e l’abbandono delle proprie famiglie

Venchi, marchio storico del cioccolato Italiano, possiede tre punti vendita all’interno dell’aeroporto di Fiumicino. Lo scorso 3 novembre, lo store nel Terminal 1, aveva chiuso a causa Covid. Ciò che ha spinto i lavoratori a protestare è stata però una lettera di trasferimento nel Nord della Penisola, nonostante la grave situazione epidemiologica. 
Dieci degli undici dipendenti sono donne, madri di famiglia: eppure le città di trasferimento costringono i dipendenti a un’ardua scelta: lasciare la propria famiglia o licenziarsi.

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La farsa dell’azienda

Il blocco dei licenziamenti è una soluzione pensata dal Governo per attenuare i problemi della grave crisi economica provocata dal Covid-19, eppure c’è chi le tenta tutte pur di raggirare la legge.
“Perché spedirci così lontane e lontani sapendo che non accetteremo mai di abbandonare i nostri figli in un momento così drammatico? Perché non veniamo trasferiti negli altri due punti vendita che restano aperti a Fiumicino? O nei sei che si trovano a Roma?” queste sono alcune delle domande che i lavoratori portano all’attenzione del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e del Ministro del Lavoro

Il licenziamento mascherato, così viene chiamata la farsa che l’azienda Venchi ha montato. Oltre ai lavoratori la protesta sta generando reazioni online e in politica
De Vecchis, esorta il Ministro a rispondere sull’operato Venchi, per la questione dei licenziamenti camuffati. Il comportamento dell’azienda viene definito riprovevole, poiché l’unica alternativa che rimane in campo è quella delle dimissioni. 

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Ma i lavoratori non mollano, determinati a combattere per i propri diritti, lanciano un’appello chiedendo rispetto per i propri diritti, soprattutto ora che nessuno deve essere lasciato indietro, escluso o dimenticato

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