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Coletta: «Clan preoccupati per la mia elezione perché ho rotto il sistema Latina»

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Damiano Coletta

Damiano Coletta, sindaco di Latina, è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Dalle intercettazioni dell’inchiesta “Alba Pontina” emerge che il clan Di Silvio temeva l’elezione a sindaco di Damiano Coletta. «La mia elezione è stata la risposta della città a un sistema che imperava da anni e che vedeva la criminalità collusa con la politica –ha affermato Coletta-. Sono stato anche criticato dalla mia opposizione quando in campagna elettorale avevo parlato di un ‘sistema Latina’. In questa città fino al 2016 c’era un sistema e c’era una rassegnazione a questo sistema».

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«Noi stiamo governando con grande difficoltà proprio perché c’era questo sistema. Questa provincia ha tante zone grigie, è il cuscinetto tra la campagna e la capitale. Il lavoro enorme dell’antimafia ha prodotto dei risultati, un fase di cambiamento che si sta concretizzando anche attraverso le scelte di voto. Un sindaco, nel momento in cui stabilisce un percorso di regole e delle procedure che in questa città mancavano, dà una certezza del diritto ai cittadini e si toglie dal potere di discrezionalità che per anni vigeva in questa città. C’è chi era invischiato in quel sistema e c’è qualcuno a cui ha fatto comodo. La legalità ha un prezzo che rischia pure di farti perdere consenso. Purtroppo c’è un assenza dello Stato, sono stati tagliati 40 miliardi di euro negli ultimi 10 anni agli enti locali. Così si privano gli amministratori locali di strumenti che potrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese. Oggi abbiamo un ministro dell’interno che fa campagna elettorale e si mette i giubbotti, poi quando lo sollecitiamo a venire nelle città perché mancano i vigili, lui svicola e preferisce andare a vedere il derby piuttosto che incontrarmi».

Sul salva-Roma. «Roma merita un’attenzione a parte, bisognerebbe darle risorse adeguate. Un distinguo va fatto, come diceva Don Milani non si possono fare parti uguali a persone disuguali. Adesso il governo populista dice: diamo tutto a tutti, è un modo per buttare la palla in tribuna».

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