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Nettuno mare criminale. La mamma di Tommaso, aggredito e ridotto in fin di vita, replica al sindaco Coppola: ‘Non dimentichi le aggressioni stile Gomorra’

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Aggressione

Tutto nasce da un video girato da “Scuola di Botte” di Simone Cicalone, la pagina Facebook che conta oltre 350 mila follower, che ha intitolato il servizio “Nettuno mare criminale“. Le immagini riprese nel comune neroniano riportano la testimonianza di alcune persone che, tra le altre cose, parlano della rivalità tra gli abitanti di Nettuno con quelli dei Comuni limitrofi. Ma raccontano anche delle loro esperienze personali, di quando hanno conosciuto il carcere, di come sia meglio la libertà, suggerendo ai giovani di stare alla larga dalla criminalità e dall’illegalità. Lo scopo di questi video, infatti, è di far conoscere “l’altro lato della medaglia” della criminalità, cosa succede quando si viene “beccati”, per cercare di convincere i ragazzi a comportarsi bene. Certo, il titolo è sicuramente forte, ma perché segue il filone degli altri video di “Scuola di botte”, che con “Quartieri criminali” ha già esaminato la situazione nelle varie zone di Roma. La cosa non è piaciuta al sindaco Alessandro Coppola, che ha inviato una nota stampa attraverso la quale ha criticato aspramente il video.

Le parole del sindaco

“E’ stato diffuso nelle scorse ore sui social network un video che descrive Nettuno come una città violenta e criminale. Alcune delle informazioni riportate ledono l’immagine del Comune di Nettuno, in special modo il titolo “Nettuno Mare Criminale”, che descrive il nostro territorio in maniera del tutto fuorviante. La nostra è una città sicura e negli anni le forze dell’ordine e il Comune di Nettuno hanno messo in campo una intensa attività di prevenzione che ha ridotto considerevolmente gli episodi di violenza in città e nella zona della movida. Condividiamo e plaudiamo alle testimonianze personali di alcuni degli intervistati che hanno raccontato la propria esperienza, che hanno capito gli errori commessi in passato ed hanno scelto di cambiare vita. La loro redenzione è da considerarsi un insegnamento di estremo valore rivolto ai giovani che, per svariati motivi, intraprendono strade sbagliate lontano dalla legalità. E’ da fugare l’idea che qui a Nettuno ci siano guerre tra “quartieri” o “città vicine”. Queste dichiarazioni prendono spunto, probabilmente, da episodi isolati avvenuti negli anni scorsi e dei quali si sono occupati con successo le forze dell’ordine. La nostra è una località turistica che accoglie famiglie e cittadini di ogni fascia di età e provenienti da tutta Italia e dall’Estero, che scelgono di passare qui le loro vacanze e il loro tempo libero in massima libertà e in piena sicurezza”.

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La risposta della mamma di Tommaso 

“Pubblico la foto, perché credo che sior Coppola si sia dimenticato di mio figlio Tommaso, quasi ammazzato a calci e pugni, a terra dopo un cazzotto sferzato in pieno occhio che lo ha fatto svenire e quindi incapace di difendersi, al Borgo di Nettuno, suo territorio di pertinenza, il 14 giugno 2020. I due infami vignacchi che lo hanno quasi ammazzato a calci e pugni dopo averlo reso inerme a terra, sono un nettunese che all’epoca aveva 18 anni e un anziate che all’epoca aveva 20 anni.
Il secondo è stato arrestato circa due mesi fa a Lavinio stazione, per spaccio di cocaina, con dosi pronte alla vendita trovate dentro un borsello dentro le sue mutandine. Il nettunese, indagato e denunciato anch’esso, sta tutt’oggi beatamente a piede libero per il paesello. Con una denuncia penale per entrambi, per tentato omicidio e lesioni gravissime, con una prognosi di 90 gg. Orbita frantumata, denti spezzati, emorragia oculare che per 90 gg ha reso cieco Tommaso all’occhio sinistro“. Inizia così il lungo sfogo di Maria Vaniglia, la mamma di Tommaso, il ventenne aggredito e picchiato selvaggiamente nella notte del 14 giugno dello scorso anno al Borgo di Nettuno.
“Quella maledetta sera, mentre l’ambulanza stava caricando mio figlio, i due tornavano al Borgo di Nettuno con un casco da moto in mano per finirlo – prosegue Maria – Mentre Tommaso stava al pronto soccorso e io stavo arrivando pensando di trovarlo in obitorio, i due tornavano alla carica, arrivati a bordo di una Fiat nera al parcheggio dell’ospedale, urlando e cercando di entrare, allontanati dalla vigilanza (.. invece di procedere al loro immediato arresto…)”.
La donna poi si rivolge al sindaco: “Sior Coppola, afferma che i casi di violenza subiti nel suo territorio siano tutti conclusi positivamente grazie alle forze dell’ordine. No, mio caro Sior Coppola, la famiglia di Tommaso attende che le autorità competenti si sveglino e procedano alla condanna dei due infami per tentato omicidio e lesioni gravissime, pagandone le conseguenze civili e penali, con una pena certa, pesante e di monito per tutti i loro compari e i giovani malavitosi del territorio. E gli auguro la galera, visto che sono conosciuti entrambi da tempo da tutte le forze dell’ordine locali per risse e spaccio.
All’epoca sono stata consigliata da alcuni che li conoscevano, che per il bene di mio figlio avrei dovuto ritirare la denuncia penale, onde evitargli di essere ripestato per vendetta in un secondo momento, quando sarebbe ricominciato ad uscire di casa: non ho mai pensato di ritirare nessuna denuncia, non mi sono mai lasciata impaurire dalle chiacchiere del popolo e dai curriculum dei due aggressori. Ho tenuto sempre la testa alta.
Quando Tommaso usciva, per mesi i miei amici lo seguivano, al fine di proteggerlo da una seconda aggressione. E questo sarebbe un modo normale di vivere?
Con alcuni esercenti di Nettuno nostri amici che mi chiamavano per dirmi di stare tranquilla che Tommaso stava a cena da loro, sotto controllo?
Sior Coppola… è impossibile che non si ricordi la mia faccia sfigurata dalle lacrime e dal dolore a due giorni dall’aggressione, quando sono venuta spontaneamente nel suo ufficio a chiederle aiuto per Tommaso e sicurezza per gli altri genitori e per il suo territorio. Io ancora attendo giustizia per mio figlio.
Non se ne dimentichi, sior Coppola, di questa aggressione stile Gomorra avvenuta nel suo territorio.
Non se ne dimentichi del dolore che mi portavo in schiena quei giorni, dopo aver odorato lo schifoso sentore della Morte che aveva bussato alla porta della mia casa. Il mio volto era una maschera di dolore e lei il mio volto lo ha visto bene: parevo una vecchia ottantenne uscita dalla Guerra.
Io non dimentico gli scalini di marmo del San Camillo, che mi hanno ospitata per tre mesi perché causa Covid non potevo stare accanto a Tommaso durante i suoi controlli settimanali al reparto maxillo facciale e oculistico.
Io non dimentico il mio ragazzo che usciva a testa bassa dal reparto oculistico, quando non c’erano speranze di riacquistare la vista, con il suo carico di dolore misto a rabbia.
Io non dimentico Tommaso che dormiva seduto per non fare andare l’emorragia al cervello, con conseguenze irreparabili.
Io non dimentico i suoi pianti chiuso dentro la sua stanza.
Io non dimentico tutti i miei momenti in cui avrei voluto essere un uomo ed uscire a cercare quei due…
Sior Coppola.. io ho imparato a urlare di dolore in silenzio. Non dimentico i fiumi di lacrime versati.
Sior Coppola, io ho i brividi ancora oggi quando sento le sirene di un’ambulanza.
Quello che ha subito Tommaso, e passato di conseguenza la mia famiglia, io non lo dimenticherò mai.
Tommaso ha subito un’aggressione di stampo criminale. Che le piaccia o meno.
Non sto screditando il suo territorio, perché siamo l’esempio di un fatto accaduto realmente. Che molti suoi cittadini ancora ricordano e mi scrivono in privato.
Colgo l’occasione per ringraziarli tutti, Tommaso oggi fisicamente sta bene. Psicologicamente lo sarà quando i due saranno condannati definitivamente.
Tommaso, il mio Grande Guerriero. Vincente ne sono certa, grazie alla Giustizia terrena o a quella divina”.
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