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‘Black Beach’: Ostia criminale nel libro del poliziotto scrittore

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Al posto di un luogo di mafia una spiaggia. Una spiaggia pulita. E non solo perché è stato appena inaugurato, lo stabilimento “Village” – lungomare Toscanelli, 197 – ma anche e soprattutto perché sequestrato alla criminalità. E restituito ai bagnanti e ai cittadini onesti, che nel riscatto di Ostia hanno sempre creduto. Il primo di una serie, ci si augura tutti.

E se lo augura in cuor suo anche Gaetano Pascale – ex Commissario nel ruolo direttivo della Polizia di Stato, oggi Direttore del Dipartimento di Criminologia della Swiss School of Management – che a questa causa ha dedicato tutta la sua carriera. La sua testimonianza – raccontata nel libro intitolato Black Beach – disponibile su Amazon in formato Kindle al costo di 10 euro – si dipana per 151 pagine suddivise in nove capitoli e, inutile dirlo, si legge tutto d’un fiato.

“Si tratta di fatti veri da me vissuti in prima persona durante il periodo in cui lavoravo sul territorio di Ostia”.

Fatti ben noti che vengono ripercorsi con dovizia di particolari e grande perizia – a partire dall’origine degli insediamenti urbani (1500 persone che avevano più precedenti penali che soldi). È la carica dei baraccati che si trasferiscono dal Mandrione, Tiburtino III e Alessandrino) negli anni ’60. Terreno fertile per la speculazione, la corruzione, l’avvento dei palazzinari, la costruzione delle famigerate case Armellini. È in quegli anni che nasce Nuova Ostia, il Bronx del litorale. E proprio lì, la notte del 2 novembre 1975, sulla spiaggia dell’idroscalo tra cumuli di rifiuti e misere baracche, viene ritrovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini.

“Pareva un sacco di stracci” dice Maria Teresa Principessa, la proprietaria della baracca davanti al campetto dove viene ritrovato il cadavere del poeta sfregiato: “E invece era n’omo. Morto” …Pasolini viene trovato steso a pancia in su, tra la sabbia e le tracce di pneumatici, la canottiera strappata e sporca di sangue, i calzoni con la cintura slacciata e la cerniera abbassata. La schiena completamente ricoperta di sangue, dieci costole spezzate e il naso schiacciato, spostato verso sinistra. Ucciso, “di notte, in un cantiere, da un ragazzo di vita”.  O chissà da chi altro”. – si leggenel primo capitolo dedicato dall’autore alla figura di Nicolino Selis, uomo violento e senza scrupoli, “di indole malvagia”. Il suo idolo: Raffaele Cutolo, il fondatore della nuova Camorra Organizzata, che ha conosciuto nel centro clinico del carcere di Poggioreale. Selis vuole tentare a Roma la stessa operazione che Cutolo ha tentato a Napoli. E a quanto pare, ci riesce.

Ma lo spaccio di droga e il traffico d’armi – le principali fonti di guadagno della malavita organizzata – non provengono sul Litorale solo per mano dei clan di camorra. Ci sono già i marsigliesi a occupare le case di sabbia di Nuova Ostia, la ‘ndrangheta e Cosa Nostra a contendersi le piazze dello spaccio e del malaffare

Ostia – la palude bonificata dai ravennati, il Lungomare Toscanelli, la ferrovia Roma-Lido, i primi stabilimenti, la via del Mare, la Cristoforo Colombo – doveva diventare il mare di Roma. Ma le sue spiagge erano già sporche. Troppo sporche.

In un appartamento di Castel Fusano trovano ospitalità latitanti eccellenti di cosa nostra come Rosario Mancino, Tano Badalamenti e Tommaso Buscetta. Il litorale è un porto franco, una zona di confine tra criminalità e guerra fredda. Ed è solo grazie al pentitismo di quegli anni che una serie di maxi-operazioni successive tra l’85 e l’87 riesce ad assicurare alla giustizia decine di criminali.

Storia nota. Come l’interminabile sequela di esecuzioni che seguirono. E come la battaglia di Pannella. Eletto presidente della circoscrizione, il 7 agosto del ’92 Marco Pannella, uomo simbolo della legalità, decide di “mettersi l’elmetto” e accendere le ruspe, quelle vere – scrive Pascale – “Pannella, “monarca costituzionale”, dal trono della XIII Circoscrizione si muove e, per la prima volta in Italia, applica l’articolo 4 della 47/85 sul condono edilizio”. E arrivano le ruspe, quelle vere”.

Ma le gambizzazioni, gli omicidi continueranno a riempire le cronache dei giornali. Il litorale romano è diventato nel frattempo “la base logistica per l’organizzazione di un traffico di droga dalle dimensioni colossali, con ramificazioni in Europa, Sud America e Nord America e collegamenti anche coi clan della camorra”.

E la storia infinita, impossibile del porto di Roma, si inserisce a pieno titolo in questo scenario a tinte fosche. Un testo imperdibile, l’ultima opera dell’autore di La Camorra Non Esiste, per chi volesse ripercorrere le tappe dell’escalation della criminalità organizzata a Ostia, di cui – come delle peggiori pagine della nostra storia – non si parlerà mai abbastanza.

La trama ideale per una serie televisiva o per un film. Si accettano proposte. Lui, Gaetano Pascale, il testo della sceneggiatura l’ha già scritto. E lo conserva gelosamente in un cassetto.

Rosanna Sabella

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