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Prima di attaccare… leggi!

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Esperimento sociale

La settimana scorsa ho pubblicato un articolo con l’intento di raccogliere le reazioni del pubblico. Lo scopo era quello di valutare l’impatto nei commenti e cogliere il grado di analfabetismo funzionale, che in termini semplici significa: rabbia e aggressività gratuita sui social, sfogata perlopiù senza aprire e leggere cosa ci sia scritto all’interno di un articolo o un post. Insomma, il titolo è più che sufficiente per fare una discussione infinita.

Tenendo presente che “l’esperimento” non può essere considerato scientifico in quanto sprovvisto di svariati elementi oggettivi, resta comunque un possibile spunto di riflessione.

Cosa fa scattare la rabbia?

Prima di addentrarci nella spiegazione dei risultati, torniamo brevemente sulla psicologia dello sfogo gratuito.

In genere nel quotidiano tendiamo a reprimere le nostre emozioni, per la velocità con la quale viviamo le esperienze e per il fatto che spesso quelle negative non sono ammesse, ad esempio sul posto di lavoro.

Quando una società ci costringe a reprimere la rabbia, è più facile scaricarsi sui social media.

La fretta di voler sfogare subito ci arriva dall’impulso rabbioso di tutta una serie di emozioni che non abbiamo potuto esprimere; capita quindi di commentare un articolo solo per il titolo: questa fretta si definisce “analfabetismo funzionale”.

In sintesi: l’incapacità di andare oltre, di leggere e comprendere a fondo cosa l’altro ci voglia dire.

I risultati

L’articolo è stato pubblicato sul Corriere della Città e condiviso sia sulla pagina ufficiale, sia sulla mia, oltre che in diversi gruppi del territorio.

Aperto 71 volte: presumo che le siano le stesse in cui il testo è stato letto per intero.

Ri-condiviso da altri contatti diverse volte durante la settimana, e in ultimo il dato importante: nessun commento.

Cosa significa?

L’interpretazione più probabile è che le persone siano giunte ad un livello di “assuefazione”, l’argomento mascherina legata al covid non catalizza più l’attenzione.

Viceversa, analizzando la quantità e la tipologia di commenti presenti sotto altri articoli, riguardanti i “morti per covid e/o l’intasamento degli ospedali” si può dedurre che l’incremento esponenziale nel numero dei contagi e il progressivo ritorno di misure più restrittive abbiano spostato le attenzioni dell’opinione pubblica su altri “bersagli”.

In conclusione

Credo che tutta questa rabbia – riferita all’argomento covid – sia il sintomo di una grandissima confusione e di una grande incertezza. Ognuno di noi spera che finisca prima possibile e nel modo migliore possibile, ma l’incertezza sul quando, sul come, sulle cure, sull’economia et cetera fa sì che aumenti il nostro bisogno di avere risposte certe e subito. Lo studio, l’approfondimento, i dubbi, costano fatica e fanno perder tempo e soldi. E’ molto più semplice trovare risposte rassicuranti che ci consentano di continuare a vivere nell’illusione che quello che sta succedendo non sia poi così importante, che non sia in grado di cambiare profondamente le nostre abitudini e le nostre società, che non condizioni il nostro futuro e quello dei nostri figli per come lo avevamo immaginato e progettato.

Ad ogni modo: leggete oltre il titolo, non arrabbiatevi e non abbiate fretta di trovare risposte!

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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