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Il caso del leone del Bioparco di Roma diventato virale: ecco le immagini dal Parco. La Presidente: “Sta benissimo, vi spiego il suo comportamento”

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Leone Bioparco di Roma

Sta circolando sui social in questi ultimi giorni un video riguardante il Bioparco di Roma che ritrae un leone in presunte condizioni di “malessere”. Percorso ciclico e ripetuto, versi sommessi definiti come un pianto: tutti sintomi che, stando alla segnalazione e al commento postato in rete da una visitatrice, mostrerebbero il suo stato tutt’altro che di benessere. Di parere diametralmente opposto invece la Direzione del Parco che, nel dettaglio, ha spiegato il perché del suo comportamento che in realtà sarebbe perfettamente normale. Ad ogni modo il post, pubblicato giovedì scorso, in poco tempo, come spesso accade in questi casi, ha raccolto migliaia di visualizzazioni e commenti finendo oggetto anche di molti articoli di giornale. La nostra Redazione si è inoltre recata all’interno del Parco per vedere in prima persona l’area dove sono ospitati i due esemplari.

Il video del leone del Bioparco postato su Facebook

Ma andiamo con ordine. Il video diffuso sui social (lo potete vedere qui) ha scatenato un’ondata di reazioni, per la maggior parte di indignazione. Qualcuno tra i commenti ha chiesto perfino di organizzare una raccolta firme per ‘liberare l’animale’. Il “leone triste del Bioparco di Roma” – questa la definizione ormai presente in rete – ha praticamente spopolato ovunque scatenando numerose polemiche. Per questo, a seguito della diffusione del filmato, e della risonanza mediatica avuto dallo stesso, la Fondazione del Bioparco ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito spiegando come detto il perché del suo comportamento.

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La risposta della Direzione della Fondazione Bioparco di Roma

Sul caso è intervenuta infatti la Presidente della Fondazione Bioparco Paola Palanza, ETOLOGA. 

“La primaria preoccupazione per lo staff veterinario e zoologico del Bioparco è il benessere degli animali, obiettivo imprescindibile della nostra istituzione, insieme alla conservazione. Da etologa desidero tranquillizzare tutti coloro che si sono preoccupati per il leone asiatico Ravi. Il nostro magnifico felino, che condivide un ampio spazio con la femmina Sajani, sta benissimo, il suo comportamento è normale. Nell’intercedere maestoso rimarca il suo territorio ed esprime la sua aspettativa positiva in attesa del momento del pasto, manifestando l’impazienza di rientrare nei ricoveri interni. Proprio come fanno i gatti di casa. Il leone asiatico è classificato dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura in pericolo critico, ne sopravvivono in natura solo circa 600 esemplari unicamente nella riserva del Gir, in India. Il Bioparco partecipa a programmi di conservazione per la salvaguardia di questi felini aderendo al programma europeo EEP (Eaza Ex Situ Programme), coordinato dall’Associazione Europea degli Zoo e Acquari (EAZA). Ringraziamo di cuore per la grande attenzione dimostrata nei confronti dei nostri animali. Siamo sempre attenti alle segnalazioni e ai suggerimenti di tutti coloro che amano gli animali”.

I leoni asiatici del Bioparco di Roma

Nel Parco, fa sapere inoltre l’omonima Fondazione che lo gestisce, vivono in tutto due esemplari di leone asiatico. Il maschio si chiama Ravi, nato nel 2016 presso lo zoo di Planckendael, in Belgio e la femmina Sajani, nata nel 2013 nello Zoo di Magdeburg, in Germania. “Questo animale è l’autentico Re della foresta, anche se tale nozione non è molto nota, visto che il leone è la specie simbolo delle savane africane. Il leone asiatico un tempo popolava un territorio vastissimo dal Mar Mediterraneo all’India: si differenzia da quello africano per le dimensioni ridotte, per la criniera meno folta che lascia le orecchie sempre visibili, per una piega della pelle lungo tutta la pancia e per il fatto che sono più solitari. Oggi ne sopravvivono in natura solo circa 500 esemplari presenti unicamente nella piccola riserva del Gir e nelle aree limitrofe, nell’India nord-occidentale. Sono minacciati a causa della distruzione del loro habitat ma soprattutto dal bracconaggio e dai conflitti con le attività antropiche generati dalla vicinanza dell’uomo ai territori di questi felini”, spiegano dalla Fondazione.

Di seguito invece la foto dello spazio riservato ai due felini (scattata dalla nostra Redazione) all’interno del Bioparco di Roma e dei due esemplari presenti nel parco (l’ultima si riferisce ad un frame del video sopracitato). A voi lettori dunque il libero giudizio sul caso…

 

 

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