Fanno commuovere ma soprattutto indignare le parole di Micaela, nipote di Angela (nome di fantasia), morta dopo essere stata “sballottata” da un residence per anziani a un ospedale, poi a una RSA, quindi di nuovo in ospedale e per finire ancora in un hospice. Non abbiamo voluto cambiare nulla di ciò che ha scritto per descrivere i momenti vissuti fino al tragico epilogo. Non è purtroppo la prima volta che succede un caso del genere, ma non per questo non ci dobbiamo indagare e ribellare, affinché non accada più. I fatti sono successi tra Campagnano e Roma.
La storia di “Angela”
«Vorrei raccontarvi una storia. C’era una volta un’anziana signora che per quattro anni era stata ospitata serenamente in una struttura alberghiera per anziani a Campagnano. Nel frattempo un mostro chiamato Covid 19 uccideva tanti vecchietti e le residenze sanitarie perdevano clienti. Fu così che un orco andò nelle strutture alberghiere a brucare anziani non autosufficienti per mandarli in strutture più adeguate a curarli. Ci mise lo zampino pure la strega-burocrazia con le sue liste d’attesa. È in questo scenario che i gestori dell’albergo gentile iniziano a trasformarsi in mostri, scaricando la vecchina della nostra storia in ospedale.
L’inizio dell’incubo
Qui comincia il calvario della signora: i medici dell’ospedale capiscono che si tratta di una questione ‘scaricabarile’ tra istituzioni e la trattengono con un pretesto medico finché possono. Il posto in RSA ancora non si libera e allora la rimandano nella struttura alberghiera che l’aveva cacciata. L’ambulanza che doveva trasportarla si dimentica di andarla a prelevare, né avvisa i familiari. Viene recuperata dopo ore. Torna a Campagnano. Sta pochi giorni. Si libera un posto in Rsa. Viene trasferita di nuovo; i suoi vestiti riconsegnati precipitosamente in un sacco, per avere la certezza che la signora non ritornerà indietro. In Rsa premure iniziali, poi incuria e indifferenza.
La tragedia e gli interrogativi irrisolti
A fronte di richieste di chiarimento da parte dei familiari sulle condizioni della signora, la risposta della direzione medica avviene solo attraverso videochiamate festose in reparto. E nemmeno una telefonata per avvisare che pochi giorni dopo la signora verrà ricoverata d’urgenza in ospedale in gravi condizioni. Da lì verso un hospice e l’epilogo della morte.
La domanda è: chi ha portato alla morte questa donna? I personaggi della storia sono tanti.
C’è stata la ricerca di denaro pubblico sulla pelle di un’anziana.
C’è stata l’incuria di troppi nel fare un lavoro che dovrebbe essere a servizio delle persone. L’indifferenza di chi se ne frega della sorte dei più fragili.
E poi lo scaricabarile tra responsabili. Persino i furti di chi, nei passaggi da una struttura all’altra, ha sottratto anelli e orologi.
Ancora, c’è stata la vergogna di autisti di ambulanza che si permettono di dimenticare una malata senza perdere per questo il posto di lavoro e senza neppure una telefonata di scuse.
O l’insensibilità frettolosa dell’infermiera dell’hospice che ha confuso i vestiti della signora, ancora viva, con quelli di un’altra ospite, appena morta. Questo in un luogo che dovrebbe avere la leggerezza e il tatto di chi accompagna alla morte.
Rabbia e amarezza
In questa storia c’è stata anche la rabbia, la mia, visto che la signora era mia zia, rispetto a persone che avrebbero meritato percosse fisiche invece di parole. Semplicemente perché è il solo linguaggio che capiscono, per cui dovrebbero essere bastonate ogni giorno per tornare a fare il proprio lavoro con un minimo di serietà.
C’è stato pure il gelo di burocrati che non riservano neppure una parola di cordoglio in mail di ghiaccio, dopo che hanno percepito rette e denaro.
C’è stato persino un prete, che ha tenuto a dirmi di essere stato troppo impegnato per darmi in tempi brevi una risposta per la data del funerale: non aveva nemmeno fatto in tempo a mangiare!
Ogni tanto c’è stata anche qualche briciola di sensibilità, in un operatore sanitario o un’assistente sociale.
Davvero troppo poco per continuare a definire ancora umana questa progenie cui neppure il Covid 19 ha insegnato alcunché.
Coscienza, dove sei?
Non cito volutamente alcun nome, perché vorrei che i troppi coprotagonisti di questa storia si riconoscessero e si sentissero responsabili. Non credo nella giustizia e quindi non la cerco nemmeno. Credo nella redenzione che potrebbe scaturire dalla coscienza delle persone, che in questa storia ha fatto davvero la differenza.
Morale della favola: chi ha portato mia zia alla morte? Una specifica struttura? Il sistema? Una persona in particolare o una catena di azioni disumane? Chi ha una coscienza, risponda. Molto presto la vecchiaia arriverà per tutti.