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Prima li studiano, poi li terrorizzano e li derubano: ecco come funzionano le truffe agli anziani

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Sono in continuo aumento i casi di truffe ai danni delle persone più fragili, principalmente gli anziani. Ultimamente, poi, i ladri si sono “specializzati” nell’inscenare delle truffe telefoniche molto articolate degne di un premio Oscar. Dopo aver individuato le vittime, studiano bene quali sono le loro abitudini, se hanno figli o figlie o magari nipoti, su che auto viaggiano ecc. Una volta acquisiti tutti questi elementi va in scena la trappola. L’obbiettivo dei malviventi è quello di spaventare gli anziani inventando fantomatici incidenti stradali, debiti o altri problemi in cui un loro parente è incappato. Per risolvere la problematica inscenata, una volta che le vittime sono cascate nella trappola, chiedono ingenti somme di denaro, gioielli o anche oggetti di valore.

Aumentano le truffe alle persone anziane: ecco come riescono a mettere a segno i raggiri

E’ quanto accaduto pochi giorni fa ad una signora sull’ottantina, residente in zona Monteverde Vecchio, a Roma. La donna, apparentemente benestante, era finita nel target dei truffatori che, dopo essere riusciti a reperire il numero di telefono sia del suo cellulare, sia della sua abitazione, l’hanno tartassata di telefonate finchè la vittima non gli ha consegnato gioielli e contanti. I malfattori avevano finto che la figlia della signora avesse provocato un incidente quasi mortale e che fosse oltretutto senza assicurazione. 
La signora, ignara che fosse tutta una menzogna, ha consegnato quanto richiesto ad uno dei truffatori. Solo quando una sua amica è andata a farle visita e le ha raccontato l’accaduto le è venuto il dubbio che potesse trattarsi di un raggiro. Una volta telefonato alla figlia, poi, ha avuto l’amara conferma ed è andata a sporgere denuncia.

Truffa telefonica ad una donna di Roma: il racconto della vittima

«Nel primo pomeriggio di ieri alle ore 15 iniziavo a ricevere svariate telefonate sia sulla mia utenza telefonica che su quella mobile dove una voce maschile, che parlava un italiano fluente con un accento del sud, si presentava come tale avv. Ermini il quale mi comunicava che pochi istanti prima mia figlia aveva avuto un incidente stradale dal quale lei era stata responsabile del ferimento gravissimo di una persona. Continuava la telefonata dicendomi che ora mia figlia si trovava presso un Comando dei Carabinieri e che un maresciallo stava intercedendo per evitare che i familiari della vittima dell’incidente sporgessero querela nei confronti di mia figlia, ma occorreva un deposito di garanzia per i danni subiti. Mi dicevano che l’assicurazione della macchina risultava scaduta e che mia figlia era in seri guai. Anche questo maresciallo mi parlava al telefono, continuando a confondermi ed a elencarmi svariati articoli del codice della strada; ricordo anche che in sottofondo sentivo una voce di donna che strillava e piangeva dicendo “Mamma, mamma, aiutami dagli tutto…”.

Il momento del panico

A quel punto io iniziavo ad agitarmi, andando in confusione e presa dal panico iniziavo a dare retta a quello che mi stavano raccontando questi soggetti attraverso le molteplici telefonate che continuavo a ricevere sulle mie due utenze telefoniche togliendomi il tempo di riflettere e chiamare familiari per verificare e consigliarmi.
Proponevo inizialmente a questo presunto avv. Ermini di riparare al danno attraverso un assegno bancario, ma subito lui mi diceva che non era una soluzione fattibile rincalzava dicendo che avrebbe accettato qualsiasi oggetto di valore in oro oltre che il denaro contante presente al momento in casa. Io allora assecondavo questa richiesta, volendo a tutti i costi aiutare mia figlia a riparare il danno ed evitare la querela ed elencavo in maniera dettagliata al soggetto all’altro capo del telefono tutti gli oggetti di valore che avevo in casa riferendogli anche che avevo la disponibilità di euro 450 in denaro contante. Rimanevo d’accordo con lo pseudo avvocato che mi avrebbe mandato a casa suo figlio, un giovane di nome Claudio per ritirare tutti i miei valori e consegnarli al comando dei carabinieri.

La consegna del denaro

Finita l’ultima telefonata passavano circa 5 minuti e questo presunto figlio dell’avvocato si presentava alla mia abitazione; ricordo che visto il malfunzionamento del citofono scendevo al portone di acceso per aprirgli e lo accompagnavo fino al pianerottolo del terzo piano ove è ubicata la mia abitazione. Questo Claudio che ricordo essere ben vestito, di giovane età attorno ai venti anni, senza barba, capelli corti e scuri, corporatura esile, che parlava un corretto italiano si fermava sull’uscio di casa e attendeva che gli consegnassi la busta pronta con i valori all’interno.
Ricordo che io gli avevo chiesto se avesse un documento per avere certezza di chi fosse, ma lui rispondeva dicendomi che aveva i documenti nel motorino sotto casa. Il ragazzo prendeva la busta con tutti questi effetti all’interno e se ne andava.

Ma la truffa non finisce qui: le telefonate continuano

Nel frattempo continuavano le telefonate sulle mie utenze e le stesse voci di prima insistevano nel convincermi che i valori recuperati a casa mia sarebbero serviti da deposito di garanzia per tutelare mia figlia; pochi istanti dopo mi veniva a trovare una mia amica, alla quale raccontavo i fatti appena accaduti, al punto che all’ennesima chiamata le passavo l’apparato per far parlare lei.
Una volta sentita la voce della mia amica, i soggetti al telefono si irrigidivano, asserendo che erano fatti personali che riguardavano me e che lei non si doveva intromettere.

La denuncia

A quel punto non arrivavano più altre chiamate. La mia amica mi chiedeva cosa fosse accaduto ed io le raccontavo quanto sopra narrato, lei subito capiva che ero stata raggirata e su suo consiglio mi mettevo immediatamente in contatto con mio genero, il quale mi riferiva che non era accaduto nulla di tutto ciò, anzi mi passava al telefono mia figlia. Poco dopo, insieme a lei, sono andata a fare la denuncia».

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