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Roma, corre in aiuto di una collega vittima di stalking e viene sfregiato

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tentato furto di auto a ostia

Roma. L’ha pedinata per diversi chilometri sicuro di poterla approcciare e altrettanto convinto di aver ricevuto da lei segnali di interesse. La donna, presa dal panico, si rifugia in un bar dove chiama un collega che interviene subito in sua difesa. Ma nel giro di poco le cose prendono una piega inaspettata e violenta. Lo stalker, stando al racconto di alcuni testimoni, avrebbe spaccato una bottiglia in faccia all’uomo intervenuto per difendere la collega. Arrestato, l’aggressore è accusato di lesioni gravissime. Comparso sabato scorso davanti al giudice, in sede di convalida il magistrato ha disposto la misura cautelare in carcere chiesta dal pubblico ministero. A riportare la notizia il Messaggero. 

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Il pedinamento e l’aggressione al collega 

Nel momento dei fatti la donna, come ogni mattina, si stava recando a lavoro presso la British School di Roma, dove lavora come responsabile del patrimonio immobiliare. L’uomo l’avrebbe notata lungo il tragitto e se ne sarebbe invaghito, iniziando dunque a pedinarla. I due non si erano mai visti, completamente sconosciuti l’uno all’altro, come poi specificato dalla vittima. La tensione è palpabile e la paura da parte della vittima non tarda ad arrivare, al punto tale che quest’ultima decide di cercare rifugio in un bar in via Gramsci per aspettare l’aiuto del collega con il quale stava parlando al telefono. Arrivato, il collega prende subito le difese della donna ed i toni iniziano a diventare accesi. Di li a poco si scatena un parapiglia: l’imputato colpisce l’uomo con una bottigliata al volto e poi scappa. Sfregiato, al Pronto Soccorso gli hanno dato 45 giorni di prognosi. 

L’arresto 

La fuga dell’aggressore dura poco. Infatti, poco lontano da via Gramsci, in piazza Thorvaldsen, gli agenti – del distretto Salario – Parioli- trovano il giovane e lo arrestano. Ai poliziotti non ha saputo riferire i motivi dell’aggressione, dicendo di aver sentito delle voci che lo avrebbero spinto a seguire la donna. Anche in aula si ripete il medesimo copione fatto di frasi sconnesse e comportamenti deliranti. Il legale potrebbe dunque scegliere per il proprio assistito un rito alternativo, subordinato alla perizia psichiatrica. 

 

 

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