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Roma, maxi frode fiscale da 13 milioni di €: auto importate e rivendute in ‘nero’ a prezzi stracciati

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Maxi evasione fiscale da oltre 13 milioni di euro a Roma. Nell’ambito dell’attività di contrasto all’evasione fiscale rivolta alle frodi in materia di IVA intracomunitaria, i funzionari ADM in servizio presso la Sezione Operativa Territoriale (SOT) di Roma Est hanno scoperto un’evasione d’imposta nel settore delle vendita di automobili.

Le indagini

L’attività di verifica è stata eseguita sulla base di analisi dei rischi locali in materia di IVA intracomunitaria e utilizzando le informazioni messe a disposizione dal sistema elettronico comunitario di scambio di dati sull’IVA (Vies).
Nel corso delle attività di indagine, la società è risultata inesistente presso la sede dichiarata ed il suo rappresentante legale si è reso irreperibile.
La società ha omesso ogni onere dichiarativo ed il versamento dell’imposta sul valore aggiunto, pertanto il suo rappresentante legale è stato denunciato presso la Procura della Repubblica di Roma per i reati previsti nel D.Lgs. 74/2000.
L’Ufficio ha provveduto a richiedere al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate di effettuare la chiusura d’ufficio della relativa partita IVA ai fini VIES, per prevenire ulteriori frodi riguardanti l’Iva intracomunitaria.

Gli interrogativi ancora aperti

La società non ha quindi mai pagato al fisco alcuna tassa, anche se la partita iva era aperta. Il legale rappresentante della società è un uomo italiano con origini libanesi. Adesso c’è da capire se fosse proprio lui ad acquistare le automobili all’estero per poi rivenderle “in nero” in Italia, oppure se si tratta di una “testa di legno”. La persona attualmente è irreperibile: dagli ultimi accertamenti sembra essersi trasferito in Germania.
Resta da chiarire anche se la società sia una semplice “cartiera” che copre un giro molto più grosso di compravendita di automobili dall’estero. Le auto infatti venivano vendute a un prezzo inferiore rispetto al prezzo di acquisto, per poi chiedere rimborsi allo Stato, al quale inoltre non veniva mai pagata l’iva. Altro interrogativo ancora aperto è quello di capire chi abbia acquistato queste vetture, probabilmente in nero, e se successivamente siano state rimesse sul mercato a prezzi concorrenziali, in una presunta “frode carosello”.

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