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Roma. Ridotta in schiavitù, costretta all’accattonaggio e promessa in sposa a 14 anni: genitori a processo

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14enne violentata dal nonno

Ridotta in schiavitù, costretta a chiedere l’elemosina, picchiata, insultata e promessa in sposa a un uomo più grande di lei che aveva solo 14 anni, in cambio di denaro. Di tutto questo e anche altro erano autori i genitori, almeno fino a quando la bambina, vittima degli abusi, ha deciso di denunciare lo scorso novembre quanto era costretta a vivere, insieme ai suoi 12 fratelli.

I genitori della ragazzina ora verranno processati

Ora la mamma e papà di quei ragazzini poco più che adolescenti devono comparire in giudizio. La coppia di origini bosniache, 41 anni lui, 36 lei, è accusata di riduzione in schiavitù e lesioni personali gravi, come riporta La Repubblica, ha chiesto di essere ammessa al rito abbreviato e la settimana prossima dovrà comparire davanti alla Corte d’Assiste del tribunale capitolino.

È stato un supplizio quello che la bambina ha dovuto vivere sin da quando era molto piccola. Botte e costrizioni che, a un certo punto esasperata, la piccola ha raccontato a un’insegnante. Una ricerca di aiuto che le è costata un’altra aggressione da parte dei genitori che, venuti a conoscenza della confidenza fatta alla docente, non hanno esitato a picchiarla ancora una volta, per paura che si venisse a sapere in che condizioni i loro figli erano costretti a vivere.

A novembre la vittima degli abusi ha denunciato i genitori in Polizia

Ma la piccola, decisa a mettere fine agli abusi, ha avuto il coraggio di chiedere aiuto in Polizia, alla quale ha raccontato dell’accattonaggio, delle botte, del fatto che era costretta a dormire a terra e a volgere i lavori domestici, ma anche che non le venivano comprati vestiti, gli unici che riusciva a racimolare erano quelli che le venivano donati fuori al supermercato della Bufalotta, quando chiedeva l’elemosina. Ed era costretta ad obbedire ai suoi genitori ‘aguzzini’, perché ogni volta che aveva tentato di ribellarsi, chiedendo anche solamente di andare a scuola, era stata picchiata. E i segni erano evidenti sul corpicino della bambina. Un trattamento che veniva riservato a tutti e 13 i figli della coppia che con i soldi racimolati dai loro figli, sembra, comprassero alcol.

Ma la piccola era sfinita, esasperata e anche sfiduciata che quella situazione potesse cambiare, così un giorno, ha anche tentato di togliersi la vita lanciandosi dal balcone, al terzo piano di una palazzina. Tutti fatti che sono stati ricostruiti nel dettaglio dagli inquirenti e dei quali i genitori della bambina dovranno rispondere la prossima settimana davanti al giudice del tribunale capitolino.

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