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Roma, somministrava da bere e mangiare senza autorizzazioni: chiuso un bar sull’Aurelia

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Roma, somministrava da bere e mangiare senza autorizzazioni: chiuso un bar sull’Aurelia. Di fatto, si era creato un bar abusivo nella zona di Roma Nord, dove somministrava alla propria clientela prodotti alimentari e bevande. Tutto però senza autorizzazioni, in particolare quelle sulle norme igienico-sanitarie che garantivano ai propri clienti non solo la sicurezza di prodotti curati, ma soprattutto come tali cibi non vedessero nessun tipo di difetto legato alla conservazione.

Roma, chiuso il bar che operava senza autorizzazioni

E’ scattato in queste ore il provvedimento di chiusura di un’attività di somministrazione in zona Aurelia da parte del XIII Gruppo Aurelio della Polizia di Roma Capitale. Il bar, colpito da una determinazione dirigenziale del municipio di zona, non aveva alcun titolo autorizzativo per vendere. Il titolare, un uomo italiano di 30 anni, è stato sanzionato per circa 5.000 euro e sono stati apposti i sigilli all’attività abusiva.

Sempre più spesso, girando per la Capitale, c’imbattiamo in attività fittizie, che iniziano un percorso di business senza le autorizzazioni per svolgerlo. In questo caso, si parla di un’attività commerciale legata al mondo della ristorazione, ovvero un bar. Un’attività che per sua natura, in qualunque quartiere, attrae molteplici clienti anche solo per sorseggiare un buon caffè. Eppure, operare in questi casi senza le dovute documentazione è tanto pericoloso. 

In primis, perché il cliente si ritrova a fruire di prodotti non controllati. Personalità che maneggiano piatti o porzioni, ma non hanno le basi per spiegare la composizione di quei cibi, indicare se un determinato prodotto può causare allergia o addirittura essere letale per una persona celiaca. Insomma, operare senza autorizzazione significa anche mettere a repentaglio la vita del cliente, con tutte le gravissime conseguenze che ne possono sorgere. Attività che, approfittando anche della vastità della Città Eterna, s’inseriscono nei quartieri più periferici perché convinti di eludere eventuali controlli sulla regolarità della propria attività. 

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