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Roma, violenze sessuali sul campo di basket. Parla uno dei familiari: ‘Inconcepibile lavori con i ragazzini’

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Roma, abusi sessuali sui giovani volontari: i casi sarebbero almeno una decina, arrestato il presidente di un'associazione di volontariato.

Roma. Forte del suo ruolo di allenatore e aiuto allenatore di basket, che svolgeva in una nota società sportiva di basket della Capitale, costringevaanche con la violenza – un atleta del club sportivo a compiere e subire atti sessuali. Un vero e proprio incubo per la vittima che adesso però conosce la parola fine. Infatti, la scorsa notte, gli investigatori della Polizia di Stato della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma, hanno fermato l’uomo ed eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ora, l’allenatore è gravemente indiziato di violenza sessuale aggravata e continuata con recidiva specifica su un ragazzo minorenne. Le indagini, tuttavia, hanno evidenziato come nel mirino dell’uomo ci fossero anche altre vittime, tutte minori e soprattutto stranieri. L’uomo non era nuovo a tali condotte. Gli investigatori hanno, infatti, ricostruito la vicenda giudiziaria legata alle molestie che si sarebbero consumate anche a Perugia da parte del coach. 

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Abusi sul campo di basket, le parole di uno dei familiari 

Tanta la rabbia da parte dei familiari delle vittime. Come riporta il Messaggero nel corso di un’intervista ad uno dei familiari dei ragazzini che oltre dieci anni fa raccontarono gli abusi nei loro confronti: ‘Incredibile lo abbiano rimesso a lavorare con i ragazzini. È inconcepibile che una persona condannata e a cui il giudice aveva vietato di svolgere lavori che prevedevano contatti con i minori possa essere stata di nuovo messa a fianco dei giovani. Ma come è possibile una cosa del genere? Resto basito’. Queste le sue parole.

Una ferita difficile da sanare e che resta ancora aperta: ‘È inevitabile. Non si può dimenticare quanto avvenuto. Questi ragazzi sono andati avanti con le loro vite, in alcuni casi hanno continuato a giocare a basket, ma quell’uomo per loro era forse più che un allenatore. Un maestro. Pretendeva molto in campo, ma poi fuori era sempre affabile con tutti. È stato qualcosa di orribile. Ma quello che sta venendo fuori in queste ore forse lo è ancora di più. Penso sia stato come mettere un’arma nella mani di un killer, aggiunge ancora il familiare. È questo che mi lascia completamente esterrefatto. C’erano elementi così evidenti, se uno si fosse informato, che non sarebbero potuti rimanere sconosciuti’, conclude. Una vicenda dal sapore amaro e che, forse, solo il tempo potrà rendere meno dolorosa. 

 

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