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Scontri a Roma durante i cortei: “assalto” alla sede di Pro Vita, lancio di bottiglie e fumogeni

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Sede Pro Vita Roma

I cortei contro la violenza sulle donne lasciano qualche conseguenza: assalto alla sede di Pro vita. Il comunicato.

Il 25 novembre per dire basta. Il grido del Circo Massimo si è sentito forte e chiaro: dopo la morte di Giulia Cecchettin, uccisa dal suo ex ragazzo a soli 22 anni, una “marea” di donne e uomini si è riversata in piazza per opporsi alla violenza sulle donne e alla coercizione del patriarcato. Intenti che hanno dimostrato come il malcontento – attorno a certi temi – sia ancora molto forte e il sentore è quello di un perenne mutismo e una costante noncuranza.

Folla di persone per dire, a modo proprio, quanto è importante non essere soli in quella che dovrebbe essere una battaglia comune. Il giorno dopo la manifestazione, però, si deve fare i conti anche con le conseguenze e la violenza non avviene soltanto fra le mura domestiche o in strada. Viene mostrata senza mezzi termini anche all’interno di alcune sedi che avrebbero dovuto rimanere inalterate. Il risveglio, per gli attivisti di Pro Vita, invece è stato più duro del previsto. La loro sede di Roma è stata assaltata. L’indignazione, da parte di soci e componenti, è tanta.

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“Assalto” alla sede di Pro Vita: il comunicato

Al punto che, sulla pagina Facebook, si legge un comunicato con tutto il loro sdegno: “Assaltano la sede per cancellare noi donne, soprattutto se convintamente pro life e pro family. Una violenza cieca e inaudita che non ci fermerà: alle vostre urla scomposte, rispondiamo con la forza dell’ amore vero e pieno che ci permette di difendere la vita anche quando non conviene, dal più piccino bimbo nella pancia delle loro mamme, fino alla fine; che ci permette di custodire la famiglia generativa come luogo in cui si educa all’alterità; che, assieme e accanto ai nostri uomini non permetteremo di appaltare l’educazione dei nostri figli a chicchessia, soprattutto a voi. Continuate ad imbrattare la nostra sede ogni due per tre, distruggetela pure, ci rimboccheremo le maniche e ripartiremo sempre, più forti di prima, alleate con i nostri uomini guardando a quello che di più prezioso abbiamo: i nostri figli! Chi tace acconsente”.

Il messaggio fa immediatamente il giro del Web e non solo. La risposta delle associazioni presenti in piazza è attesa quanto prima per una questione che sembra essere sempre più accesa non soltanto sul piano dialettico. Anche se il clima, il 25 novembre, è sembrato tranquillo almeno al Circo Massimo. Si registra qualche carica delle Forze dell’Ordine in alcuni punti cruciali del corteo, ma nulla di particolarmente compromettente in ambito civile e penale. Al netto di questa aggressione comunicata con ogni mezzo a disposizione, la battaglia della Onlus non si ferma. Così come la divisione che evocano determinate argomentazioni. 

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