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Abbattimento cinghiali, Animalisti Italiani: spreco di soldi e inutile crudeltà

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Di seguito riportiamo il comunicato stampa diffuso da ‘Animalisti Italiani’ riguardo l’abbattimento dei cinghiali nella capitale.

“Approvato il Protocollo d’Intesa tra Regione Lazio, Roma Capitale e Citta’ metropolitana di Roma capitale per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale, che introduce l’abbattimento degli ungulati. L’ennesima crudelta’ a danno di esseri innocenti che tra l’altro gravera’ sulle tasche dei cittadini per un totale di 100 mila euro”. Cosi’ in una nota Emanuela Bignami, responsabile nazionale randagismo di Animalisti Italiani onlus. “Il documento – spiega – non e’ ancora attivo, dovra’ essere sottoscritto da tutte le parti e ha una durata triennale. Chiediamo al sindaco Raggi di non stringere il patto anti-cinghiali con il Presidente Zingaretti, soprattutto considerando che tale forma di ‘controllo faunistico’ e’ la piu’ pericolosa per i cittadini a causa della grande gittata delle armi utilizzate. Concedere la caccia durante la stagione riproduttiva, come modalita’ di prevenzione del danno, costituirebbe una grave forma di maltrattamento. I cuccioli rimasti orfani sarebbero condannati ad una morte atroce e sofferta”. Conclude Bignami: “l’emergenza cinghiali non si risolve con la caccia. Uccidendo gli adulti di questi animali s’innesca una risposta compensativa nella fertilita’: gli esemplari aumentano di numero e ne cresce la dispersione. Serve un vero programma di prevenzione con sterilizzazioni e pulizia delle strade. L’abbondanza dei rifiuti urbani li fa arrivare nell’Urbe. Ricordiamo che la pratica del foraggiamento è vietata dall’art. 7 comma 2 del Collegato ambientale della Legge di Stabilità approvata il 28 dicembre 2015 e pubblicato sulla GU n° 13 del 18/1/2016. Tra l’altro abituare gli ungulati a ricevere da mangiare ha degli impatti negativi per gli animali stessi. Raramente possono essere reinseriti nel loro ambiente naturale poiché incapaci di individuare nell’uomo una minaccia e soprattutto perché perdono l’istinto di cercare il cibo nei boschi. Questa è una delle cause dell’avvicinamento di quest’ultimi alle aree urbane e ai centri abitati”.

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