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“Ao fijo de na….” Perché si utilizza questo termine a Roma?

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“Ao, fijo de na…”, questo detto (che solitamente è anche un insulto) ha una lunga storia dietro. Da dove deriva.

“Fijo de na…” è una delle espressioni più comuni del gergo capitolino. In Italiano si potrebbe tradurre figlio di una prostituta, qualora volessimo attenerci al significato letterale del termine, dietro quello che resta uno dei maggiori “detti” capitolini però c’è una storia vissuta davvero. L’aneddoto ha conquistato persino i professori che oggi spiegano le vicende antiche, perchè anche dietro gli insulti (seppur coloriti) c’è uno studio particolare.

Le parole non sono mai casuali. Infatti l’alternativa a “Fijo de na…” è figlio di una ballerina. Ovvero donna che spesso gira per motivi diversi, si posa – diciamo così – di fiore in fiore. Danza, appunto. Come fanno le api. Da qui il termine ballerina associato ai natali di persone che non stanno, per così dire, proprio simpatiche. La volontà, tuttavia, è quella di capire il termine più gettonato. Dobbiamo tornare ai tempi di Papa Innocenzo III.

Fijo de na… da dove deriva questo detto

Fine 12esimo secolo. Quando il Pontefice trovò nel Tevere – all’altezza di quello che oggi viene definito Santo Spirito – tre bambini morti. Questo era dovuto all’impossibilità di molte famiglie di crescere i figli. Quindi molto spesso li abbandonavano come potevano. Una soluzione troppo spartana, ma in mancanza d’altro era l’unico rimedio. Parlare di aborto, allora, era un sacrilegio: le ragazze madri, dunque, non avevano alternative.

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Roma – ilcorrieredellacitta.com

Se non quella di abbandonare il proprio pargolo nel Tevere. Consegnarlo al cielo. Pratica che, secondo il Papa, era peccato mortale. Quindi istituì – presso i nosocomi dell’epoca – la ruota degli esposti. Un meccanismo dove – in maniera anonima – si potevano lasciare i bambini appena nati avvolti in un panno. Poi la ruota girava e chi di dovere li avrebbe presi e accuditi. Oppure affidati a qualcun altro. Da qui l’espressione “Fijo de ‘na m…”. Dal Latino “mater ignota”, ossia una donna che ha abbandonato il proprio figlio per lasciarlo a qualcuno.

Esposito o Proietti: due facce della stessa medaglia

Questo contribuì anche all’espansione di cognomi come Esposito (da ruota degli esposti) che determinavano la provenienza ignota dei pargoli. A Roma, invece, un bambino o bambina “adottata dal caso” veniva chiamata Proietti. Dal Latino “proiectus” – proiettato, lanciato – successivamente sono state aggiunte al detto altre sfumature. Come quella che porta al sinonimo di donna di facili costumi. Prostituta, cortigiana. Il significato originale, tuttavia, ha una matrice “papale”. Visto che proprio il Santo Padre salvò tante vite – grazie all’espediente della ruota degli esposti – dall’annegamento. 

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