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Ardea, turista accusa malore e muore nei Giardini della Landriana: la salma resta 7 ore ‘prigioniera’ della burocrazia

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Dramma venerdì pomeriggio ad Ardea nei Giardini della Landriana. Un uomo di circa 60 anni ha accusato improvvisamente un malore e si è accasciato a terra; inutili i soccorsi: l’uomo, all’arrivo dei sanitari del 118, era già morto.

Ciò che è accaduto dopo, però, è andato oltre l’immaginabile: la salma della persona deceduta è rimasta ‘prigioniera’ della burocrazia a causa di un rimpallo di competenze e, come spesso accade, dello scarico di responsabilità tra i vari enti. E così il corpo dell’uomo per ben 7 ore è rimasto fermo, senza poter essere trasferito nella camera mortuaria.

I FATTI

Ma ecco cosa è successo: l’uomo, un turista tedesco venuto ad Ardea per passare le sue vacanze estive, ha avuto un malore mentre, insieme alla moglie, stava visitando i Giardini della Landriana. Viene chiamata l’ambulanza, ma all’arrivo del 118 il turista straniero è già morto. La salma doveva essere trasferita nella camera mortuaria del cimitero del Comune di appartenenza al luogo in cui si trovava il turista, ma Ardea non dispone di questo luogo nei suoi cimiteri. Come da prassi, si decide di optare per la camera mortuaria di un ospedale, scegliendo l’ospedale Riuniti di Anzio, con il quale l’amministrazione rutula si mette d’accordo per il trasferimento, decidendo di accollarsi le spese necessarie come gesto di cortesia verso la vedova.

Ma l’accordo non poteva essere solo verbale, serviva l’autorizzazione scritta per poter trasferire il corpo da Ardea. Questo documento poteva essere firmato solo dall’ufficiale di stato civile che, a quanto pare, non era rintracciabile al telefono nonostante avesse la reperibilità.

Intanto il tempo scorreva e la salma era sempre ai Giardini della Landriana e, dopo qualche ora, vengono chiamati i carabinieri della stazione di Tor San Lorenzo. I militari giungono sul posto, ma – trattandosi di una morte naturale – non possono far altro che prendere atto di quello che stava succedendo, restando in loco per dare supporto e tenere sotto controllo la situazione.
 
Soltanto molte ore dopo il decesso si è riusciti a trovare un altro ufficiale di stato civile del Comune di Ardea: l’uomo, nonostante non fosse in turno né in reperibilità, ha firmato l’autorizzazione che avrebbe consentito il trasferimento ad Anzio. Ma, prima della partenza, è proprio l’ospedale a verificare altri problemi: il certificato di morte, infatti, non era stato fatto da un medico ASL o comunque da un da un medico necroscopo incaricato dalla ASL, ma “solo” dal medico del 118.
E’ quindi iniziata una nuova odissea per i familiari dell’uomo, ancora in attesa di sapere che fine avrebbe fatto la salma del loro congiunto.
Il Comune di Ardea ha intavolato una “trattativa” con l’ospedale di Anzio, riuscendo a trovare una soluzione solo in tarda serata, dopo ben 7 ore dal decesso dell’uomo. Per paradosso, un altro impedimento al trasferimento è derivato dall’assicurazione sanitaria stipulata dall’uomo prima di partire, che non voleva autorizzare che fosse spostata in un Comune diverso da quello del decesso.
 
Una vicenda che ha del surreale, con una donna, sola, straniera, a cui è appena successa una disgrazia immane, che non riesce a capire il perché di tutta questa burocrazia. La direzione dei Giardini, così come i carabinieri, hanno fornito la massima assistenza alla vedova, ma di certo una situazione così spiacevole andava evitata.
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