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Borgo di Pratica di Mare, la “vecchia politica” corre in aiuto dei Borghese?

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’Associazione Latium Vetus.

“Luigi Celori è preoccupato! A distanza di quattro anni dalla chiusura delle strade del Borgo di Pratica di  Mare, l’ex consigliere comunale di Pomezia ha espresso la sua preoccupazione per le sorti del Borgo medievale in un comunicato stampa pubblicato dalla stampa.

“Dovremmo tutti insieme preoccuparci che il Borgo torni ad essere un bellissimo luogo, orgoglio di  tutta la città”, queste le auliche parole dell’ex consigliere comunale, secondo il quale tuttavia la  preoccupazione principale non dovrebbe essere quella di riaprire immediatamente le strade di Pratica  di Mare, interdette da anni sebbene riconosciute di proprietà pubblica perfino dal Catasto. Secondo Luigi Celori, infatti, “va ricercato a tutti i costi un accordo con la proprietà”, infatti, “la preoccupazione principale deve essere di incoraggiare la proprietà a continuare ad investire nel Borgo perché è  evidente a tutti che una volta finito e tornato vivo anche con attività commerciali di pregio è scontata la sua fruibilità”.  

Più di qualcosa però sembrerebbe non tornare dalle parole di Celori. Infatti, se fosse così evidente, come afferma l’ex consigliere, che le strade pubbliche di Pratica di Mare torneranno fruibili, perché dopo quattro anni risultano ancora inaccessibili?  

Come mai la società Nova Lavinium, riconducibile alla Famiglia Borghese, anziché riaprire le strade come ordinato dall’Ufficio tecnico del Comune di Pomezia, ha piazzato invece un secondo cancello abusivo?  

Ma, soprattutto, in cosa dovrebbe consistere “l’accordo” con la proprietà che, sempre a detta dell’ex  consigliere, “andrebbe incoraggiata” nel prosieguo dei lavori? Va precisato, infatti, che a tutt’ oggi nulla impedisce alla Famiglia Borghese e alle loro società di portare avanti il recupero ed il restauro degli edifici di loro proprietà: l’inibizione dei lavori ordinata dal Comune e confermata dal TAR Lazio, a  ben vedere, riguarda solamente i lavori che insistono sulle strade pubbliche!  

La posizione di Luigi Celori, per trent’anni consigliere comunale a Pomezia – dal 1988 al 2018 (tranne la  parentesi da consigliere regionale) – non sembrerebbe quindi per nulla a tutela dell’interesse pubblico,  ma semmai a tutela degli interessi privati.   Vi è ancora di più. Sempre secondo l’ex consigliere, relativamente a Pratica di Mare “la preoccupazione  non è certo il cancello…”, “del resto negli ultimi anni nel Borgo soprattutto di notte vi era solo un carosello di auto di nullafacenti dediti per la gran parte ad alcol e droga”.  

Insomma, più che un Borgo medievale orgoglio della storia di Pomezia, Pratica di Mare emergerebbe nella descrizione fatta dall’ex consigliere, come una vera e propria centrale del narcotraffico! Tanto che Luigi Celori si dichiara perfino pronto ad organizzare una manifestazione “per sollecitare l’immediata ripresa dei lavori di restauro e conservazione”. 

Come rispondere a Luigi Celori? L’ex consigliere comunale, ora presidente dell’associazione Minerva  Tritonia – nata come lui stesso dichiara “proprio per valorizzare e tutelare i nostri siti di pregio” –  dimentica di ricordare che due anni fa, ben lontano dal tutelare i siti di pregio di Pomezia, lui stesso  compariva tra quei privati, proprietari terrieri, che avevano impugnato al TAR del Lazio il vincolo  paesaggistico dell’ “Agro di Pomezia ed Ardea” (“beata coerenza” ci verrebbe da aggiungere!) ma  sembra dimenticare perfino i pronunciamenti del TAR che hanno confermato l’ordine di sospensione  dei lavori sulle strade di Pratica di Mare!  

La manifestazione andrebbe organizzata per denunciare il danno che tuttora si sta compiendo alle  spalle dei cittadini a causa del mantenimento del cancello abusivo. Non possiamo, quindi, che augurarci che la manifestazione, eventualmente indetta da Celori, vedrà lui  come unico partecipante. Nel frattempo, le associazioni come Associazione Latium Vetus  continueranno senza sosta a perorare l’interesse pubblico!”  

Così l’Associazione Latium Vetus. 

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