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Bullismo: parlarne non è mai abbastanza

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L’evento

Si è svolto venerdì scorso l’evento contro il bullismo organizzato in tempi record da Loredana Faccia, una donna che impegna il suo tempo libero nelle tematiche sociali; sono stata invitata per presentare Teresa Manes, la mamma di Andrea, che la settimana scorsa ha rilasciato un’intervista.

Una giornata fredda e piovosa. A Villa Francesca si respirava tensione per la paura che ognuno sentiva addosso: parlare con i giovani è una grossa responsabilità. Loredana mi raccontava il rifiuto delle scuole nell’ospitare l’incontro all’interno delle aule, ritenendo che il tema bullismo sia stato già ampiamente trattato.

Ho visto arrivare i primi ospiti: quattro classi medie della scuola Orazio. In silenzio e timidamente hanno preso posto. Dopo qualche minuto hanno aperto gli zainetti e fatto colazione con le merendine.

Li ho osservati con tenerezza: alcuni sembravano di V elementare e ho pensato che tra loro non può esserci un bullo, sono ingenui e puliti.

Potrebbero facilmente diventarne vittime.

Teresa Manes

Ad avviare la mattinata è stata Loredana, che, emozionata, ha introdotto i conduttori, tra cui Luisa Navisse consigliere comunale, Luca Dante Ortolani il quale ha letto un brano molto toccante; poi è stato il mio turno: con una breve introduzione ho spiegato loro la differenza tra i bulli napoletani definiti «baby gang» e quelli presenti nelle piccole comunità più nascosti e di difficile individuazione. Ultima, e di maggiore importanza, Teresa.

Partono delle immagini sullo schermo e conosciamo la storia di Andrea: vediamo una sua foto riutilizzata nei social da chi credeva di fare uno scherzo divertente. Ascoltiamo il racconto del dolore di una madre che inizia a girare tra i ragazzi con il microfono.

A chi di voi è successo?

La parte più «teorica» è terminata: è il momento di ascoltare i piccoli ospiti. Si affaccia una mamma che racconta di un caso di bullismo combattuto dalla coesione del gruppo e invita i giovani protagonisti a proseguire; fieramente uno tira dietro gli altri nell’aggiungere i dettagli e si crea una combriccola di eroi.

Lentamente si sciolgono e alzano la mano a turno.

È la volta di una piccola guerriera che con voce decisa e chiara afferma di scontrarsi con chi la definisce «nana» per via della statura: ma chi l’ha detto che bisogna essere alti alla mia età? non c’è un’altezza per un’età. Io vivo bene così.

Parte un fragoroso applauso!

Interviene un giovanotto di dodici anni e si mette a favore del pubblico: la conoscete X.X.? quella che da fastidio a tutti? appena mi vedeva mi aggrediva verbalmente finché un giorno ho sbroccato e ho iniziato a rispondere alle sue provocazioni e gliene ho dette un sacco pure io. Mi ha dato uno schiaffo. Sono scappato, non ce la facevo più dalla rabbia. A me hanno insegnato che le donne non si picchiano nemmeno con un fiore.

Risate e applausi!

Ancora un’altra testimonianza da una vocina delicata: Hanno messo al muro un mio compagno di banco perché lui ha vinto la gara dei videogames e l’hanno accusato di barare. Io mi sono arrabbiata ed ho voluto i nomi, ho urlato che devono lasciarlo stare!

Dalle ultime file una ragazza esile con la coda di cavallo: A me un compagno di classe mi ha detto impiccati, se vuoi ti do la corda. Io ci sono rimasta male e allora la professoressa ci ha aiutato a fare la pace.

Arriva poi un piccolo con il cuore ferito: mi sono innamorato di una ragazza, mi hanno preso in giro. Prendevano in giro pure lei ripetendo ma con chi ti sei messo, non ti vergogni? Io gli ho risposto che se toccano la mia fidanzata… ehm no, la ragazza di cui sono innamorato… gli faccio vedere io!

Non è mai abbastanza

Parlare di bullismo e cyberbullismo non è mai abbastanza, questo il messaggio finale della mattinata con Teresa e i giovani alunni della scuola Orazio. Il clima si è movimentato, rumori di sedie e mani alzate, tutti volevano parlare per esternare le emozioni. Alla fine i ragazzi hanno regalato a Teresa uno scrigno fatto a mano in pochissimi giorni pieno delle loro letterine.

I giovani devono essere ascoltati ma per farlo bene necessitano delle giuste condizioni. Importante anche la presenza della professoressa Cristina Squadrito che ha sottolineato l’utilità di questi incontri al di fuori delle stretta disciplina ministeriale: grazie Teresa per questo dono, forse oggi per loro è stata la lezione più importante di tutto l’anno.

Andrea

Il nostro abbraccio va al ragazzo sorridente che ancora vive e per sempre vivrà nelle parole di mamma Teresa; al suo gesto estremo divenuto motivo di lotta contro una violenza che non può essere accettata; noi adulti, genitori e scuole troppo spesso cadiamo nell’errore di credere che i figli, nipoti, cugini, fratelli o vicini di casa possano cavarsela da soli con la leggerezza della loro età.

Ma non è così: ascoltarli non è mai abbastanza.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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