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Cannabis medica nel Lazio, parla un paziente: ecco perché è difficile curarsi

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Che quello della cannabis medica sia un meccanismo da rivedere e migliorare è un fattore ormai noto. In Italia la sanità è competenza delle regioni e per questo da territorio a territorio si possono trovare differenze profonde.
Regione che vai, normativa che trovi: così si può sintetizzare il quadro legislativo su tale argomento. Nel Lazio la somministrazione di cannabis terapeutica è stata regolamentata di recente, con il decreto emanato dal commissario ad acta della sanità Nicola Zingaretti (anche presidente della Regione) in data 21 aprile 2017.
Quel decreto va a regolare l’accesso ai farmaci e preparati galenici cannabinoidi utilizzati esclusivamente a scopo terapeutico e soltanto per determinate categorie di pazienti. Solo che nel concreto l’accesso alla marijuana terapeutica resta piuttosto complicato. Come è emerso di recente dalla storia raccontata ai giornali da un paziente affetto da sclerosi multipla che deve letteralmente penare per rimediare il farmaco.
L’uomo, un 45enne residente a Civitavecchia, combatte da 12 anni contro la malattia, che ha provato a curare unendo terapie tradizionali a cure sperimentali a base di cannabis. E proprio quest’ultima sostanza si è rivelata essere la più efficace per alleviare i sintomi della patologia.
La terapia inizia in un primo momento in modalità gratuita, con il ministero della Salute che autorizza l’ospedale presso il quale l’uomo è in cura ad importare la cannabis terapeutica dall’Olanda con rimborso totale.
Ma dopo qualche tempo le cose cambiano perché il Lazio non è tra le regioni in cui la cannabis può essere erogata a carico del Servizio Sanitario. Cosa che in altre regioni avviene. Così l’uomo affetto da sclerosi multipla inizia a pagare di tasca propria cifre piuttosto ragguardevoli per ottenere il farmaco.
Altro aspetto con il quale questo paziente deve scontrarsi è la ritrosia da parte di alcuni medici e farmacisti di prescrivere ed erogare il farmaco a base di cannabis: alcuni di loro la vedono ancora come una sostanza illegale e non come una medicina. Ciò malgrado tutto il lavoro che si sta facendo per legalizzare l’uso della cannabis in campo medico e non solo; la stessa regione Lazio ha approvato lo scorso febbraio una mozione per dare il via alla coltivazione della cannabis per scopi produttivi, alimentari e ambientali.
Eppure a fronte di tutto questo l’accesso alle cure con la cannabis, che dovrebbe essere un diritto garantito e, da qualche tempo, anche messo nero su bianco, continua a presentarsi come un percorso lungo e tortuoso. D’altra parte quando la burocrazia si mette di mezzo, in Italia, le cose diventano estremamente complicate: e le differenze legislative da regione a regione non fanno che acuire tali complicazioni. 

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