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Come gestire i capricci dei bambini in maniera rapida ed efficace

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Cosa fare e dove andare con i bambini il 1 maggio a Roma e nel Lazio?

Il bimbo ha deciso di fare i capricci? È del tutto normale. Intorno ai due anni, infatti, i bambini entrano nella cosiddetta “fase oppositiva”: urla disperate, sbalzi d’umore, atteggiamenti isterici ed altre trasformazioni improvvise cominciano a fare capolino tra i comportamenti del bambino.

Ma quali sono i motivi legati a tali reazioni? Ogni bambino, tra i 24 e i 36 mesi, comincia a sperimentare una comprensione più approfondita delle cose che gli gravitano intorno. Tuttavia, l’essere limitato da una serie di regole imposte dai genitori rappresenta lo “steccato emotivo” contro cui il bambino finisce per scontrarsi. Proprio questo scontro, genera delle fisiologiche reticenze nel piccolo, il quale rifiuta di compiere ciò che gli viene richiesto o di rispettare le regole dettate dai genitori. Ecco, allora, che i capricci e i “No” diventano più frequenti, trattandosi della rappresentazione delle piccole sfide quotidiane che il bambino lancia all’adulto per comprendere quali sono i limiti di ciò che gli è consentito fare.

Questo periodo, che gli esperti definiscono di opposizione, dura almeno fino ai 3 anni. Pertanto, è possibile affermare che i bambini capricciosi non cercano altro che un confronto con il mondo esterno; non sono disubbidienti, furbi o cattivi, ma mettono alla prova il proprio IO e desiderano conoscere i limiti reali che non è consentito loro valicare. Ma allora in che modo educare i bambini capricciosi ed affrontare queste reticenze in maniera proficua e pacifica?

Come gestire i capricci dei bambini?

La cosa migliore che si possa fare quando un bambino comincia a fare i capricci e ad opporsi al volere dei genitori è usare la calma ed evitare di agitarsi. Capricci e rimostranze varie, siano essi di un bambino molto piccolo o di un ragazzino ribelle, vanno gestiti con l’obiettivo di tutelare il benessere di quest’ultimo. Arrabbiarsi ed urlare non serve a niente, anzi rischia di inaugurare un circolo vizioso in grado di coinvolgere l’intero nucleo familiare, allontanando di fatto figli e genitori. Tuttavia, non è possibile dire sempre Sì ad ogni richiesta del bambino.

È fondamentale educare quest’ultimo anche e soprattutto ai No. Nella maggior parte dei casi il No di un genitore ha un valore educativo e rappresenta uno strumento di supporto imprescindibile nella crescita di un figlio. Ecco di seguito le circostanze in cui un No risulta davvero educativo:

  • quando il rapporto tra figli e genitori si basa su patti chiari e precisi
  • quando le regole vengono messe in pratica con costanza e nel reciproco rispetto
  • quando un diniego non corrisponde a un rifiuto punitivo e minaccioso, ma rappresenta la trasposizione concreta di un comportamento già praticato e mostrato in famiglia

Con i bambini capricciosi servono poche regole, chiare e coerenti!

A dirlo sono psicologi e pediatri, che sconsigliano di assecondare i bambini col solo scopo di farli smettere di piangere. Vietato quindi cedere alle proteste e ai capricci dei più piccoli: in questo modo si fa loro soltanto del male, aumentando le possibilità che crescano viziati e prepotenti. E ora facciamo qualche esempio pratico. Se il bambino sa che deve coricarsi alle 20.30, ciò vuol dire che deve apprestarsi a lavare i denti e ad indossare il pigiama bambino entro le 20 o giù di lì. La regola va discussa con il bambino e non deve subire alcuna deroga, almeno durante la settimana. In caso contrario, il piccolo capirà che forzando la mano potrebbe averla vinta. Il No del genitore dinanzi a qualsiasi richiesta suonerà come un “precetto educativo”, essendo fondato su una regola costante, applicata e condivisa e, quindi, pienamente comprensibile al bambino.

Consigli per ammorbidire i comportamenti di un bambino irrequieto

Se il bimbo non ha alcuna intenzione di spegnere la TV all’ora concordata, mangiare ciò che gli è stato preparato, lavare i denti, indossare il pigiama bambino e andare a letto, è fondamentale non cedere alle sue rimostranze, ma anche adottare alcuni comportamenti che possano indurlo a modificare le sue reazioni. Quali? Eccone qualcuno di seguito.

  • Anticipare il bisogno del bambino e trasmettergli un senso di abbondanza. Ad esempio, è possibile invitare il piccolo a guardare la TV durante una precisa fascia oraria e dirgli di poterlo fare in tutta tranquillità. Quando l’orario consentito sarà terminato, bisognerà usare un minimo di comprensione e buon senso e fargli finire di guardare il programma o il cartone animato che ha già iniziato a vedere
  • Fare il possibile per colmare eventuali vuoti affettivi. L’alternativa migliore alla TV e ai videogiochi è il rapporto che è possibile costruire con il bambino. È importante abituarlo a comunicare e a fare le cose insieme (a cucinare, a riordinare, a lavare i denti, a indossare il pigiama e così via). Ogni cosa, se fatta con lo spirito giusto, può diventare interessante, divertente e coinvolgente!
  • Creare momenti di gioco e condivisione, cercando di indurre il bimbo a partecipare alla vita di famiglia
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