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Coronavirus, esplode la protesta nelle carceri italiane per lo stop ai colloqui (VIDEO)

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L’emergenza Coronavirus ha fatto infiammare gli animi di tanti detenuti nelle carceri: da Foggia a Salerno, poi Napoli, Frosinone, fino ad arrivare a Modena. 

La sospensione dei colloqui, rivolta nelle carceri

Una protesta che nasce, prima di tutto, dalla sospensione dei colloqui ‘a vista’, una delle tante misure che il Governo ha deciso di adottare per cercare di arginare il più possibile la diffusione del Covid-19. Una misura che, a quanto pare, in molti – tra detenuti e parenti degli stessi – non hanno visto di buon occhio.

Una paura per quello che sta succedendo fuori dalle loro celle che si è trasformata in ferocia e violenza. 

A Poggiorale non solo la rabbia dei detenuti, ma anche quella di tanti familiari che da fuori hanno chiesto a gran voce l’amnistia, l’indulto o gli arresti domiciliari per i propri cari.  

Questo video – ha detto Salvini – arriva da Napoli, Poggioreale, con i parenti dei detenuti che bloccano il traffico. Situazione gravissima, serve contenere l’escalation dando poteri emergenziali ai comandanti di reparto’. 

Una protesta esplosa anche nel carcere di Modena, dove tre detenuti sono deceduti, ma molto probabilmente non sono morti da legare alla rivolta. Gli accertamenti sono in corso per capire le cause del decesso.

E’ a Pavia, invece, che i carcerati hanno preso in ostaggio due agenti di polizia penitenziaria, hanno rubato loro le chiavi delle celle e hanno liberato altri detenuti. 

‘Una situazione drammatica – ha dichiarato Salvini – con la scusa del virus i detenuti tentano la sommossa. Il Governo informi il Paese e intervenga a tutela degli agenti della Polizia Penitenziaria e del rispetto delle misure detentive’. 

Da questa mattina, inoltre, come ha riferito il Sindacato di Polizia Penitenziaria, sono 27 le carceri dove si stanno svolgendo altre proteste da parte dei detenuti – alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza Coronavirus. Gravi disordini si registrano a San Vittore a Milano e a Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie. 

 

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