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Anna Bulgari Calissoni: “Quando rapirono me e mio figlio lo Stato fu completamente assente. Altro che pagare 12 milioni”

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Oggi il “Corriere della Sera” ha pubblicato una lunga missiva ricevuta dall’apriliana Anna Bulgari Calissoni, affinché venisse resa nota la sua rimostranza e il suo disappunto sul comportamento del Governo riguardo il pagamento di riscatti.

La critica viene a seguito del rilascio di Greta Romanelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria e rilasciate indenni a seguito del pagamento di un riscatto pari a 12 milioni di euro da parte dello Stato italiano.

Nel lontano 1983 Anna Bulgari Calissoni e suo figlio Giorgio vennero rapiti dalla loro tenuta di Via Riserva Nuova di Aprilia da sconosciuti a scopo di estorsione. Per oltre un mese rimasero segregati nel covo dei rapitori e, affinché si comprendessero le serie intenzioni di ottenere il riscatto, amputarono un orecchio al giovane Giorgio, inviando il padiglione auricolare alla famiglia. La figlia Laura, sconvolta e sempre più preoccupata per la sorte della mamma e del fratello, trattò il riscatto personalmente con i malviventi.

Ma in tutto questo lo Stato era assente, completamente fuori dal dramma dei loro concittadini.

Laura Bulgari così protesta “Non starò a descriverle l’orrore di quella prigionia: sempre bendati, con il terrore di essere uccisi, dormivamo legati e all’addiaccio ed eravamo obbligati a marce continue ed estenuanti. Soltanto coloro che hanno vissuto un’uguale sofferenza possono capire. La tortura assoluta fu vedere torturare mio figlio diciassettenne: davanti ai miei occhi, gli fu amputato l’orecchio destro per sollecitare il pagamento del riscatto. Fummo sequestrati per 36 giorni, che mai dimenticheremo. All’epoca nessun rappresentante dello Stato si fece vivo con la mia famiglia: mia figlia Laura fu lasciata sola a trattare con feroci criminali. Né l’allora Primo Ministro, né l’allora Ministro degli Interni ci offrirono alcun sostegno. La vicenda fu gestita esclusivamente dalle forze dell’ordine, ma i fondi del riscatto furono messi assieme soltanto dai miei familiari e l’allora Pubblico Ministero competente minacciò più di una volta (anche a orecchio tagliato) il blocco dei nostri beni.

Ora invece, per due ragazze partite all’avventura, senza una struttura volontaristica alle spalle, spinte solo dal moto passionale della giovane età, lo Stato è presente a partecipe”. Ma in Italia, si sa, ci sono sempre stati due pesi e due misure.

Marina Cozzo

 

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