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Anoressia e bulimia: chiudono oltre 2 milioni di centri per i disturbi alimentari

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perseguita il suo avvocato

Anoressia e bulimia sono un problema serio. Nella giornata dedicata alle malattie legate ai disturbi alimentari emergono nuove polemiche.

Anoressia e bulimia sono una costante del nostro tempo. I disturbi alimentari sono il prodotto di una società in continuo mutamento che si misura anche con le proprie criticità: oggi se ne parla e si può intervenire, non solo all’interno di giornate dedicate. Affrontare questo tipo di problematiche è compito (anche) della politica che offre – quando è possibile – garanzie per non ricadere nel tunnel dell’indifferenza.

Si è rischiato un effetto boomerang nei giorni scorsi quando è stato comunicato un possibile taglio ai centri che combattono i disturbi alimentari e tengono in gestione e analisi milioni di ragazzi e ragazze, ma anche uomini e donne. Anoressia e bulimia non colpiscono solo in adolescenza. Due milioni e mezzo di centri specializzati sono a rischio chiusura.

Anoressia e bulimia in aumento: il Ministro della Salute placa le polemiche

Un fattore contingente che ha aperto il dibattito politico e ne ha fatto anche una questione governativa. Il Ministro della Salute, dopo le recenti polemiche, ha sbloccato 10 milioni sul tema in riferimento al Milleproroghe. Malcontento rientrato in parte perchè in molti hanno pensato al provvedimento come una sorta di salvataggio in corner.

I disturbi alimentari sono in aumento (IlCorrieredellacittà.com)

Le strutture ambulatoriali in tal senso passeranno a 32 con l’aggiunta di 16 postazioni dedicate. Un passo in avanti che va a colmare un gap ancora ampio, ma gestibile: basti pensare che ci sono ogni anno 4 milioni di malati. Anoressia e bulimia restano un problema serio. Anche per quanto riguarda i giovani: le statistiche sono chiare anche su questo.

2 milioni di persone ne soffrono già a partire dai 25 anni di età. Il 20% sotto i 14 anni, mentre il 10% di malati sono Under 12. 4mila, invece, sono i decessi annuali a causa di queste patologie che non possono essere più ignorate. Vanno considerate dalle istituzioni e dalle professionalità competenti che possono (e devono) dire la propria. Non resta, dunque, che aspettare il prossimo question time del Ministro, ma la situazione sembra essere ancora rovente. Al netto di qualche opportuno ripensamento. 

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