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Anzio va contro la Regione Lazio e dice “no” all’impianto biogas

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Anzio dice no all’impianto di biometano. Oggi il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la delibera che va contro alla realizzazione delle centrali biogas sul territorio comunale. Il Consiglio Comunale inoltre ha dato mandato al Sindaco di costituirsi al TAR del Lazio avverso la determina regionale che G16091. Nella delibera veniva ricordato come lo scorso 2 settembre fosse stato presentato, “per sola opportuna conoscenza, il Progetto Definitivo per la realizzazione nel territorio di Anzio, in Via Antonio De Curtis – località Padiglione, di un impianto per il trattamento dei rifiuti che prevede sia la lavorazione di rifiuti indifferenziati sia la digestione anaerobica di rifiuti organici ai fini della produzione di biometano.
“L’impianto – si premette nella delibera – si compone di una Sez. A “Linea per il trattamento di 55.000 ton/anno di frazione residuo da R.D. con recupero di materia e di una Sez. B “Linea per il trattamento di 35.000 ton/anno di frazione organica umida da RSU con produzione di biometano. La capacità dell’impianto equivale quindi a circa 4 volte il peso dei rifiuti (organico ed indifferenziato) prodotti dalla città di Anzio; sempre in località Padiglione, in Via della Spadellata, risulta già autorizzato in data 16/12/2015 dalla Regione Lazio, un altro impianto per il trattamento di rifiuti organici con recupero energetico attraverso la produzione di biogas per una capacità pari a 50.000 ton/anno. Questo impianto copre abbondantemente il peso dei rifiuti organici prodotti dalla città di Anzio; contestualmente alla richiesta di insediamento e/o ampliamento di impianti nel territorio di Anzio, allo stato risultano istruite presso la Regione Lazio, ulteriori richieste per impianti analoghi nei territori di Ardea e Pomezia. La capacità complessiva di questi impianti è grandemente esorbitante rispetto al fabbisogno dell’intero comparto territoriale di riferimento e tale dato conferma come i territori periferici di Roma rischiano di assumere il ruolo di pattumiera dell’area metropolitana”.
Ruolo questo che Anzio rifiuta con fermezza, anche perché nei pressi sorgono sia “popolosi agglomerati urbani uno dei quali (Sacida) oggetto di un piano di recupero di nucleo abusivo adottato da anni ed in attesa di un’approvazione subordinata agli esiti della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) ancora in corso di istruzione ed esame da parte del competente organo regionale” che plessi scolastici, oltre ad “altre aziende che presentano notevoli rischi di inquinamento ambientale ivi incluse quelle già dedite al trattamento dei rifiuti inerti”. Non di minore importanza “l’adiacenza ad un’area SIC (Sito di Interesse Comunitario) di rilevante importanza ecologica ed archeologica e la vicinanza al fosso delimitato e vincolato dal PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) con sbocco a mare a circa 3,5 Km dal sito in esame, oltre alla la presenza di un elettrodotto e di uno sfiato della condotta di Acqualatina”.
“La costruzione di impianti di tale natura – cita la delibera – è palesemente incompatibile con la vocazione turistica del territorio e sarebbe gravemente lesiva dell’intera economia cittadina incentrata sul turismo balneare e quindi fortemente dipendente dalla qualità dell’aria, del mare e dell’ambiente in genere. La sola associazione ad Anzio di mega impianti di questo tipo induce un sicuro danno alle prevalenti attività produttive cittadine quali alberghi, stabilimenti balneari, ristoranti, pesca nonché un deprezzamento certo dei valori immobiliari come avvenuto in casi analoghi”.

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