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ARRESTI IN COMUNE, LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA

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mugnaini1La vicenda che ha portato agli arresti di oggi era venuta alla luce l’11 aprile dello scorso anno, quando venne protocollato al Comune di Pomezia, indirizzato ai Commissari prefettizi, un documento nel quale si chiedeva una verifica e la successiva revoca della concessione edilizia “rilasciata nel perimetro di rispetto dei vincoli cimiteriali”. Si chiedeva inoltre di “verificare con attenzione quali effetti negativi avrebbe sull’opinione dei nostri cittadini la realizzazione di un ulteriore distributore di carburanti ed attività commerciali (Mc Donald’s) in prossimità del cimitero urbano, quale effetto negativo avrebbe sui cittadini Tedeschi che vengono a far visita ai loro cari caduti nell’ultima guerra mondiale e sepolti nel cimitero militare”, per poi passare agli articoli di legge che vietano le costruzioni nelle aree attigue ai cimiteri. “L’art. 338 del r.d. 1265/1934 (t.u. delle leggi sanitarie) – proseguiva il documento – prevede il divieto di costruire intorno ai cimiteri edifici entro il raggio di 200 mt., disponendo che il contravventore debba demolire l’edificio o la parte di nuova costruzione, salvi i provvedimenti d’ufficio in caso di inadempienza. Si tratta, infatti, di divieto assoluto, come più volte ha avuto modo di affermare la giurisprudenza amministrativa che ha evidenziato come il vincolo di inedificabilità in questione abbia finalità non solo urbanistico edilizie, ma anche di tutela dell’igiene e della sicurezza pubblica. Il vincolo in questione non consente l’allocazione sia di edifici che di opere incompatibili col vincolo medesimo, in considerazione dei molteplici interessi pubblici che tale fascia di rispetto intende tutelare e che possono enuclearsi nelle esigenze di natura igienico sanitaria, nella salvaguardia della peculiare sacralità che connota i luoghi destinati all’inumazione ed alla sepoltura, nel mantenimento di un’area di possibile espansione della cinta cimiteriale. Anche la giurisprudenza della Cassazione si è espressa in termini analoghi a quelli sopra riferiti, ravvisando nel vincolo cimiteriale un caso tipico di inedificabilità legale, vale a dire inderogabile divieto di qualsivoglia intervento modificativo dello stato dei luoghi, fatta eccezione per l’esercizio dell’agricoltura e per l’eventuale ampliamento delle strutture cimiteriali preesistenti. Si chiede quindi con forza e determinazione un Vostro immediato intervento volto a procedere all’annullamento del provvedimento in oggetto, per  chiudere questa bruttissima azione di speculazione”. Annullamento effettivamente arrivato grazie alla firma apposta dalla dirigente pro-tempore (ricordiamo che in quel periodo la dirigente all’urbanistica Anna Ferrazzano si trovava ai domiciliari per un’altra vicenda giudiziaria ancora da definire) Stefania Lucarini: il 26 aprile il Settore Tecnico – sezione edilizia privata – urbanistica ed assetto del territorio, emette la determina 17/Dir6 che va ad annullare il permesso rilasciato il 23 maggio 2012, specificando che “in data 23/05/2012 questo ufficio rilasciava alla società (…) il permesso a costruire n. 24 per la realizzazione di un impianto di distribuzione carburanti con relativi annessi nel quale era stato citato il 1° versamento relativo agli oneri concessosi pari ad euro 55.364,10= Bonifico bancario della Banca Popolare di Milano del 27/02/2012”. Ma, da una verifica successiva, di tale bonifico non si trova traccia. “Da una verifica da parte dell’Ufficio Finanziario – si legge infatti nella determina – con nota in data 10/07/2012 prot. 55664 si constatava che il versamento sopra citato non risultava in entrata per la registrazione in contabilità”. Avvisata la ditta costruttrice, questa rispondeva (prot. 63678) che per problemi di antiriciclaggio non potevano attualmente effettuare il versamento relativo alla prima rata degli Oneri Concessori di Urbanizzazione. Il 3 Agosto, con prot. 64316, il Comune ribatteva con l’avvio del procedimento per la sospensiva in autotutela del permesso a costruire. Il 3 Gennaio la stessa ditta richiede un nuovo permesso a costruire, per lo stesso identico progetto, trasmettendo copia del bonifico avvenuto pochi giorni prima. Il 18 gennaio viene quindi rilasciato il permesso (n. 01). Ma il 22 Marzo ci si accorge che qualcosa non va, ed il Dirigente Vittorio Ferrara inizia il procedimento di annullamento in autotutela (prot. 27919) perché “l’atto costituente il titolo edilizio risultava viziato da legittimità in quanto non conforme agli strumenti urbanistici comunali vigenti”, come emerge “dalla relazione del responsabile del procedimento, geom. Oscar Petruzzi (…) dalla quale si evince che parte dell’intervento ricade in zona sottoposta a vincolo cimiteriale e che l’intervento è in contrasto con l’art. 10 del Regolamento Comunale: Piano Comunale della rete distributiva di Carburanti”. A fronte di tutto ciò, il permesso è stato quindi annullato con efficacia retroattiva, come comunicato alla società, al direttore dei lavori Arch. Gianni Mugnaini, al responsabile del procedimento Geom. Oscar Petruzzi e al Commissario prefettizio, con ordine di pubblicazione nell’Albo Pretorio del Comune di Pomezia.

Lo scandalo della costruzione di un fast food e di un distributore di benzina a pochi metri dal cimitero era scoppiato poche ore prima delle primarie del centrosinistra, alle quali Gianni Mugnaini, esponente dell’UDC fino a pochi giorni prima, si presentava portato dalla lista civica Patto per Pomezia. Sin dall’inizio si sapeva che la lotta per diventare il candidato sindaco del centrosinistra sarebbe stata tra lui e Omero Schiumarini, in quanto all’interno del PD le spaccature non erano riuscite a produrre una candidatura univoca e forte e che molti esponenti del Partito Democratico avrebbero votato proprio per Mugnaini.

Dopo la notizia degli arresti, l’unico comunicato stampa ufficiale è arrivato da parte della lista Patto per Pomezia, che “auspica che si possa fare chiarezza in fretta e che il consigliere Mugnaini possa dimostrare la sua completa estraneità ai fatti contestati” ma, nel contempo, “all’azione della Magistratura e confidiamo che prosegua nel suo intento di perseguire a reprimere ogni forma di illegalità”.

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