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CONSORZIO UNIVERSITARIO, DIPENDENTI IN AGITAZIONE PERMANENTE

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Hanno deciso di protestare nell’unico modo possibile, proclamando un’assemblea permanente, i lavoratori del Consorzio per l’Università di Pomezia, per protesta contro la decisione dell’Amministrazione comunale di sciogliere il Consorzio.

L’assemblea sindacale dei dipendenti si è riunita “per valutare i riflessi generali conseguenti alla delibera del Consiglio Comunale di Pomezia del 29 agosto 2013, con la quale è stato deciso lo scioglimento del Consorzio nonostante la prossimità di conclusione della procedura di “Concordato con continuità aziendale” – spiegano i sindacati di categoria FLAICA CUB e FISMIC CONFSAL – Le valutazioni alla base della decisione adottata dall’Amministrazione comunale prescindono, quindi, dalla potenziale positiva soluzione della crisi aziendale che ha dato origine alla procedura di Concordato”.

“Ne discende che la scelta politica, motivata da ragioni di contenimento della spesa pubblica, seppur legittima, travolge anche questioni di fondo quali cultura e formazione nel territorio e danno sociale per gli inevitabili licenziamenti dei dipendenti – proseguono le OOSS – Meglio sarebbe stato intervenire sugli annosi difetti della Struttura, eliminando sprechi e privilegi, con la prosecuzione dell’attività istituzionale del Consorzio e la salvaguardia dei posti di lavoro che danno sostentamento ad una quarantina di famiglie”.

“Del resto lo scioglimento del Consorzio – confermano i lavoratori – con l’immediata esecutività della delibera senza un piano alternativo di utilizzo della Struttura, comporterà con la sua chiusura un evidente depauperamento del patrimonio collettivo. Gli stessi studenti andrebbero incontro ad enormi disagi con l’improvvisa interruzione dei corsi”.

“Per tali motivi – concludono i sindacati – i lavoratori, dopo ampia ed approfondita discussione, decidono di restare in assemblea permanente nei locali del Consorzio chiedendo all’Amministrazione comunale l’apertura del confronto per affrontare tempi e modalità di applicazione della delibera; prospettive di utilizzo futuro della struttura; salvaguardia dell’occupazione e delle professionalità degli attuali dipendenti”. Per portare avanti le loro ragioni, i lavoratori hanno chiesto la partecipazione degli studenti, “nel comune interesse di dare uno sbocco positivo alla vicenda”.

“Quello che chiediamo è di essere ascoltati – affermano i lavoratori in assemblea – perché nessuno ha mai considerato il nostro punto di vista. E’ vero che ci sono costi di gestione molto alti, ma questi non dipendono dal consorzio o dalle università che attualmente vi sono, bensì dalla struttura stessa, per la quale si paga non solo il mutuo ma anche l’ovvia manutenzione, senza la quale andrebbe tutto in malora. Riconosciamo anche che in passato siano state compiute scelte sbagliate che hanno fatto lievitare i costi, ma di certo non da parte nostra. Così noi pagheremo per errori altrui”. L’incertezza del futuro è l’incubo più grande. “Nessuno dell’Amministrazione è venuto a parlare con noi. Anzi, al contrario, ad inizio Agosto, nel corso dell’unico incontro che si è svolto con il sindaco e con l’assessore Avesani, si era parlato di progetti futuri che tutto lasciavano immaginare tranne che questo epilogo. Ci sarebbero state tante altre soluzioni da valutare. Se il problema eravamo noi dipendenti, si poteva pensare ad una cassa integrazione a rotazione, ma effettivamente i costi non possono essere imputati ai 21 dipendenti che, per una struttura come questa, soprattutto se sfruttata nel modo giusto, sono il minimo indispensabile”. Sciogliendo il Consorzio, resterebbero comunque i costi legati al mutuo ed alla manutenzione della struttura, oltre che alla guardiania, indispensabile per evitare occupazioni indesiderate. A meno che non si decida di vendere. “Se si vuole mantenere quest’area a disposizione dei cittadini di Pomezia, si deve pensare a soluzioni alternative, non ad una chiusura. Si potrebbero affiancare nuovi servizi comunali a quelli universitari, mettendo qui gli uffici che ora sono in strutture in affitto: i soldi risparmiati contribuirebbero all’abbattimento del debito”.

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