Un danno economico da oltre 51 milioni di euro a decine di Comuni, tra cui Pomezia, Aprilia (i due enti maggiormente ‘colpiti’) ma anche Nettuno e Frosinone. In mezzo una società di riscossione dei rifiuti, accusata di essere l’artefice di una vera e propria truffa, non avendo mai versato nella casse comunali i proventi dell’attività per le quali era stata incaricata (accertamento e riscossione delle tasse). Nel mirino delle indagini erano finiti i vertici della società, in particolare il Direttore dell’ufficio Federalismo Fiscale e Presidente della Commissione istituita presso il Ministero dell’Economia e Finanze incaricata di gestire l’albo dei concessionari della riscossione ed un dirigente sempre del medesimo ufficio; ai due, accusati, tra le altre, di “negligenza”, “omissione di attività doverose”, mancati versamenti da parte della società e di aver attivato troppo tardi la commissione rispetto alle prime segnalazione dei Comuni (contestazioni comunque sempre respinte dai legali difensori dei funzionari) era stata avanzata dalla Procura una richiesta di risarcimento economica di oltre 28 milioni che però cadrà in ogni caso nel vuoto, considerando l’intervenuta prescrizione essendo passati infatti più di cinque anni dall’epoca dei fatti. A restare, al di là delle singole posizioni nella vicenda, è invece il danno economico: ovvero tutte quelle somme che, pur spettando agli enti comunali, nessuno ha provveduto a versare.