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Deve scontare 8 anni di carcere ma è incinta: ladra seriale se la cava con i domiciliari

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Nel corso della giornata del 14 novembre scorso, i Carabinieri della Stazione di Borgo Podgora, impiegati nell’ambito del quotidiano servizio di controllo del territorio, hanno tratto in arresto, in ottemperanza ad ordinanza emessa dal Tribunale di Firenze, una donna ventisettenne, che deve scontare la pena detentiva di 7 anni e 11 mesi di reclusione per reati contro il patrimonio commessi, oltre che nella provincia di Firenze, in tutto il centro-nord.

Condotta in caserma, la donna è stata tratta in arresto ma, attesa la comunicata gravidanza e l’incompatibilità col regime carcerario, previa visita ginecologica è stata tradotta, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso la propria abitazione, in regime degli arresti domiciliari, dove espierà la pena.

Il precedente. Roma, abusa di quattro minori poi gli scrive dal carcere: il giudice rigetta la richiesta dei domiciliari

Le sbarre non lo hanno fermato. Anche dal carcere di Regina Coeli ha continuato a contattare gli adolescenti che aveva molestato quando era in libertà, mandando loro mail. Una corrispondenza malata quella tra un educatore di 46 anni e quattro minori. L’uomo si trova nel penitenziario romano da giugno con l’accusa di aver molestato sessualmente dei 16enni mentre lavorava per l’associazione Iqbal Masiq, all’Appio Tuscolano. Una condanna che, però, non lo ha fatto desistere dal continuare a cercarli.

Quattro minori abusati da un educatore

Dalla tastiera di Regina Coeli, A.A. mantiene un filo diretto con alcuni dei ragazzi per cui è stato condannato alla prigione. In questi mesi ha provato a contattarne quattro, con due di loro avrebbe avuto dei rapporti intimi mentre collaborava come educatore per l’associazione Iqbal Masiq a Roma. Il legale di A.A. avrebbe persino cercato di ottenere gli arresti domiciliari per il 46enne, ma il gip ha respinto la richiesta vista la condotta recidiva del soggetto.

Uno dei minori contattati ha deciso però dopo le continue insistenze dell’uomo, di riferire tutto ai genitori. Da lì padre e madre del 16enne si sono messi in contatto con gli investigatori, che hanno scoperto una fitta rete di corrispondenze con tanti altri adolescenti che frequentavano la onlus.

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