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DI MARIO RESTA IN CARCERE

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Raffaele Di Mario resta ancora in carcere. All’indomani dell’interrogatorio fatto dal GIP e dai Magistrati della Procura di Roma non sono molte le novità emerse. Durante l’incontro, che si è svolto nel carcere di Regina Coeli, l’imprenditore ha cercato di spiegare la sua estraneità alle accuse di evasione fiscale e distrazione di somme appartenenti ad una delle società del gruppo. Nel corso dell’interrogatorio, durato pochissimo, Di Mario ha dichiarato di non aver preso i soldi per fini personali, ma per finanziarie nuove iniziative imprenditoriali. A riferire il contenuto delle dichiarazioni rese dal costruttore il suo avvocato, Gildo Ursini, noto per essere stato il difensore di Silvio Scaglia, il dirigente Fastweb che fu arrestato lo scorso anno nell’inchiesta che vide coinvolti i colossi delle telecomunicazioni Fastweb e Telecom Italia Sparkle per associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Finora l’avvocato, d’accordo con l’imprenditore, non ha presentato istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame. Sentito questo pomeriggio, sul motivo della mancata presentazione della richiesta il legale preferisce non rilasciare dichiarazioni. “E’ ancora troppo presto – ha commentato – è passato un solo giorno dal primo interrogatorio e sto lavorando per proteggere al meglio il mio assistito e per dimostrare che non è colpevole di quanto gli viene contestato. Ogni dichiarazione, in questo momento, sarebbe non solo prematura, ma anche deleteria nei confronti del signor Di Mario. Posso solo dire che si tratta di una vicenda complessa, viste le molteplici attività: per questo stiamo esaminando con cura tutta la documentazione inerente al caso. Una volta esaminate tutte le carte potremo far conoscere le nostre mosse”. Nessuna previsione, quindi, sui tempi di un’eventuale richiesta di scarcerazione. Intanto le indagini della Guardia di Finanza si allargano e, dal centro commerciale Dima Bufalotta arrivano ai cantieri di Pomezia. Dopo il fallimento della Di.Ma. Costruzioni, decretato dal Tribunale lo scorso 29 marzo, nello stesso giorno dell’arresto dell’imprenditore di origine molisana la Procura di Roma ha infatti aperto un nuovo filone d’indagine. Le Fiamme Gialle hanno già sequestrato i documenti relativi alla società che stava costruendo il complesso residenziale “Parco della Minerva”, una vera e propria città nella città, dove i lavori sono fermi ormai da tempo a causa dei mancati pagamenti degli stipendi agli operai, per i quali sono state attivate le procedure per gli ammortizzatori sociali. Nella vicenda le preoccupazioni arrivano anche da parte degli acquirenti degli immobili del Parco della Minerva, che adesso stanno cercando di creare una “rete” per convogliare informazione e tentare di recuperare tutti insieme quanto versato come caparra per un appartamento o villino che non si sa se sarà mai completato.

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