Home » News » Cronaca » «Emanuela Orlandi è un nome tabù in Vaticano!»

«Emanuela Orlandi è un nome tabù in Vaticano!»

Pubblicato il

Una folla raccolta seppur a distanza per le norme anti-Covid. Una folla partecipe e silenziosa. Che ascolta Pietro Orlandi che, di spalle ai giardini della Mole Adriana e con lo sguardo rivolto alla cupola di San Pietro, racconta la storia di un calvario lungo quasi 38 anni. Il calvario della sua famiglia alla ricerca di Emanuela.

Pietro che, come da qualche anno ormai, in occasione del compleanno della sorella scomparsa in circostanze mai chiarite e anzi mai volutamente chiarite, nel giugno del 1983, torna a chiedere verità e giustizia in piazza. E con il suo sguardo fiero e velato soltanto di commozione, rivela punto per punto in diretta social e a chi è lì, convenuto al suo appuntamento, le stazioni di questa terribile Via Crucis  toccata in sorte alla sorella.

«Ci sono persone ancora vive in Vaticano che sanno benissimo cosa è accaduto ad Emanuela. Persone che potrebbero dirci almeno dove è il corpo. Ma evidentemente il segreto è così importante e meschino che rivelarlo anche a distanza di così tanti anni sarebbe di discredito allo Stato Vaticano.»

Stato Vaticano di cui Emanuela Orlandi era cittadina, e che quindi non avrebbe dovuto per legge esimersi dalle ricerche. Eppure…«Eppure ci hanno sempre detto che essendo stata rapita in Italia, la competenza è dello stato italiano e non hanno fatto nulla, quando sappiamo per certo che hanno aperto un fascicolo. È come se lo stato italiano dicesse alla famiglia di Giulio Regeni: -i fatti sono accaduti in Egitto, quindi non ci interessa, chiedete al governo egiziano- » Un fascicolo ancora segreto e che evidentemente contiene qualcosa di compromettente se è stato, come ricorda ancora Pietro, oggetto addirittura di trattativa durante la complicata gestione della estumulazione della salma di “Renatino” De Pedis dalla cripta della Basilica di Sant’Apollinaire, proprio nel luogo da dove Emanuela è sparita quel giorno.

«Il sistema Stato – Chiesa – Criminalità ha nascosto la verità su Emanuela.»

Pietro non solo ne è convinto, ma è ormai in possesso di tante prove, e le snocciola con passione una a una davanti a quello che in questi anni è diventato il suo sostegno, la gente che lo sostiene con impegno, con striscioni in piazza e che gli regala forza: «C’è una fotografia che ritrae De Pedis e il Cardinal Poletti a cena insieme, ci sono testimoni che ho sentito io personalmente, affermare che De Pedis era di casa nella scuola dove Emanuela studiava canto e flauto, studenti della stessa scuola che affermano e affermarono all’epoca della scomparsa, di conclamata amicizia della direttrice della scuola Suor Dolores proprio con Renatino.»

Manifesto originale affisso nel giugno 1983 a Roma

Pietro ha lo sguardo puro, di chi ha sofferto tanto e tanto ha visto soffrire i suoi genitori e le sue sorelle, lo sguardo dolce e deciso di chi è dalla parte del giusto e che vuole giustizia.
«Si mettano l’anima in pace. Finché io ci sarò non mollerò di un millimetro. Io voglio la verità sul destino di Emanuela. Lavoriamo tanto con il mio avvocato Laura Sgrò, ma nessuno ci aiuta. Nessuno ci ascolta. Ma se pensano di sfiancarmi hanno fatto male i loro conti. Noi non archivieremo mai! Io non mollerò mai!»

Mauro Valentini 

Impostazioni privacy