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Giudice indagato per corruzione torna a indossare la toga, il gip: ‘Misura cessata’

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Fine della misura cautelare e disposizione di reintegro al lavoro per la giudice indagata per corruzione. Può tornare al Tar

La giudice amministrativa indagata per corruzione da oggi può riprendere il suo incarico al Tar. La togata ha terminato di scontare la misura cautelare voluta dal Gip, che ad oggi dà ragione ai suoi avvocati: “Disposta immediata cessazione della misura“. La togata può quindi tornare a lavorare e prendere decisioni vincolanti, nonostante il carico pendente per corruzione. Una accusa molto grave; il 415bis è arrivato a maggio scorso.

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Secondo il Pm emerge uno scambio di favori fra la giudice e un avvocato

A dicembre scorso erano stati disposti i domiciliari anche per un avvocato molto noto, conosciuto come ‘Il prof‘. Per il magistrato tra il legale e la togata c’era stato uno scambio di favori. Secondo l’ordinanza che aveva portato all’arresto del legale il ‘prof’ avrebbe offerto il suo aiuto alla giudice che si lamentava per non avere ottenuto un avanzo di carriera. In particolare voleva diventare la presidente di una sezione del Tar. Insomma, la frustrazione era così tanta che che lei avrebbe chiesto raccomandazioni mediante il potere di influenza dell’avvocato. Il quale avrebbe avuto plurimi contenziosi di interesse pendenti in Consiglio di Stato. Secondo il Pm il legale avrebbe accolto senza esitazione la richiesta di raccomandazione e di intervento. Ciò nonostante fosse consapevole che dopo questo traffico di influenze la Consigliere di Stato sarebbe poi stata in debito con lui. In particolare una specie di lasciapassare per i contenziosi di interesse. Infatti l’avvocato avrebbe chiesto appoggio per le sue ambizioni di carriera all’interno del Consiglio di Stato e per veicolare, senza esporsi, al Presidente dell’organo alcuni retroscena ritenuti da lui illeciti. Questo in tema di nomine per ruoli apicali a cui l’uomo aspirava. Secondo il Giudice per le Indagini Preliminari che ha disposto il reintegro dell’indagata al lavoro non ci sarebbe pericolo di reiterazione del reato, poichè le condotte pregresse sono state ormai cristallizzate. Anche in considerazione del fatto che alla giudice è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini e non emergerebbero evidenze che inducano a ritenere la persistenza dei rapporti sospetti.

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