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Latina, non diagnosticarono il tumore: clinica e radiologo condannati a risarcire

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Con la sentenza n. 2048 di oggi (17 ottobre 2016) il Giudice Dott.ssa Laura Mancini del Tribunale di Latina ha chiuso una lunga vicenda giudiziaria. 300mila euro andranno alle eredi di un uomo di Latina deceduto nel 2007 durante un complesso intervento chirurgico di rimozione di alcuni aneurismi aortici presso un ospedale del nord Italia. Ma per la moglie e le figlie dell’uomo che aveva solo 57 anni, la morte è stata causa dalla mancata diagnosi di un tumore al polmone da parte dei medici di una clinica di Latina a cui si era rivolto per una radiografia nel 2005.

Accolta la tesi dell’avvocato

Il Tribunale ha accolto la tesi dell’avvocato Renato Mattarelli, che ha rappresentato in giudizio le donne, secondo cui – fra la mancata diagnosi del tumore nel 2005 e la successiva e ritardata diagnosi del 2007 – il tumore al polmone era progredito velocemente sottraendo all’uomo di Latina ampie chances di sopravvivenza e comunque un rilevante numero di anni di vita.

Il risarcimento poteva essere maggiore

Non è invece stata accolta dal Tribunale la tesi secondo cui (pur in assenza di una relazione diretta fra la patologia tumorale e quella aneurismatica: la cui rimozione chirurgica ha condotto l’uomo alla morte) l’asportazione di un intero lobo polmonare (che poteva essere evitato con un intervento meno demolitivo attraverso un’asportazione di una minor parte del polmone, se il tumore fosse stato diagnosticata in tempo e non quando era oramai allo stadio avanzato) ha contribuito in termini negativi sul successivo intervento per la rimozione mortale degli aneurismi aortici.
Secondo l’avvocato Renato Mattarelli infatti (che non esclude un appello sul punto) la precedente asportazione di un intero lobo polmonare, ha creato un vuoto dell’organo e la conseguente mancanza di appoggio e stabilità dell’arco aortico e degli aneurismi che ha richiesto un più lungo e pericolo intervento chirurgico, molto più delle 2 ore previste e necessarie per la sicurezza della vita del paziente. Se tale tesi fosse stata accolta – secondo l’avvocato Mattarelli – il risarcimento del danno non sarebbe stato liquidato sotto 1milione e 200mila euro.

 

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