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L’atleta ‘sciancatu’, il nuovo racconto di Nicola Genovese

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Torna l’appuntamento setitmanale con i racconti di Nicola Genovese, autore del romanzo “Il figlio del prete e della zammara”. Stavolta si parla di forza di volontà, ingrediende necessario per raggiungere i propri obiettivi e tagliare – in tutti i sensi – i traguardi più ambiti.

Turi sin da piccolo aveva sognato di diventare un “velocista”. Non aveva mezzi e si allenava sulla sabbia del suo mare. A scuola aveva vinto tutte le gare dei 100 mt piani, una specialità dell’atletica leggera e una disciplina di velocità pura.
La sua famiglia era povera e contava ben sei figli.
Tutte bocche da sfamare con un padre che lavorava come muratore dall’alba al tramonto.
Turi, che era il più grande, frequentava il 2° anno per diventare geometra. Finita la scuola, durante il periodo estivo aiutava il padre nel suo lavoro come manovale.
La paga era poca e in nero, ma contribuiva al mantenimento della numerosa famiglia.
Dopo il lavoro andava ad allenarsi scalzo, correndo sulla spiaggia, in riva al mare
Percorreva tratti sulla sabbia morbida e asciutta e altri su quella dura e bagnata.
Un allenamento duro ma efficace.
Lo seguiva don Ciccio, il parroco di Ali Terme, piccolo paesino siciliano sul mare nel messinese.
Era diventato il suo “personal trainer” e la domenica mattina lo accompagnava al campo sportivo del paese per cronometrare i suoi tempi sulle piste in terra battuta.
Gli aveva fornito una maglietta, pantaloncini e scarpette da tennis. I tempi miglioravano attestandosi sopra i 12,10 ma ancora c’era tanto da fare per raggiungere quelli in grado di potere gareggiare ai campionati studenteschi di Messina.
Purtroppo il destino gli aveva riservato un’amara sorpresa. Un giorno mentre trasportava su un’impalcatura posta a 7 metri di altezza una trave in ferro, cadde riportando una frattura al piede sinistro.
Fu subito informato il titolare dell’impresa, che mise tutto a tacere riconoscendo al padre di Turi una cifra forfettaria per le cure necessarie.
Quest’ultimo non ebbe il coraggio di denunciare il sinistro per paura di perdere il lavoro.
Per Turi iniziò un triste calvario tra un ospedale e l’altro.
Purtroppo si rendeva necessario un intervento delicato che poteva essere eseguito solo all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Don Ciccio, attraverso un suo collega di Bologna, s’interessò per metterlo in lista d’attesa.
Lui nel frattempo non se ne stette fermo e immobile, ma continuava ad allenarsi anche zoppicando.
Nel periodo estivo s’immergeva in mare e teneva l’arto offeso in movimento continuo.
Intanto gli amici gli avevano dato il soprannome di “u sciancatu”.
Ma lui non ci faceva caso, anzi gli piaceva quel soprannome. La forza di volontà era tanta e il suo obiettivo era quello di poter partecipare ai Campionati Studenteschi di Atletica Leggera e vincere la gara dei 100 metri piani.
Si era procurato dei blocchi per simulare la partenza senza perdere secondi preziosi.
Era trascorso quasi un mese dall’incidente e finalmente venne chiamato a Bologna.
Don Ciccio fece una colletta tra tutti gli amici di Turi e i parrocchiani per potere pagare il biglietto del treno per entrambi. Aveva deciso di accompagnarlo.

Non poteva lasciarlo solo nel momento in cui doveva affrontare la delicata operazione al piede.
A Bologna furono ospitati dall’amico di Don Ciccio nella parrocchia vicino all’ospedale.
La mattina dopo li accompagnò al reparto di ortopedia.
Fu subito ricoverato e dopo le analisi di routine fu sottoposto all’intervento. Fortunatamente tutto andò bene. Dopo qualche giorno di degenza fu dimesso con la prescrizione di sottoporsi subito a esercizi di fisioterapia.
Turi prima di andare via volle parlare con il chirurgo che lo aveva operato.
Lo ringraziò e gli chiese: ”Professore, sono un giovane atleta e tra tre mesi desidererei partecipare ai Campionati di Atletica nei 100 metri piani. E’ il sogno della mia vita sin da bambino. Posso partecipare?”
“Si – rispose il medico – hai una fibra forte. Allenati gradatamente come hai sempre fatto correndo sulla sabbia e vedrai che fra tre mesi sarai più veloce di prima. Auguri!” 
Turi e Don Ciccio si abbracciarono felici e ripresero il treno per tornare a Messina.
Dopo qualche giorno il giovane iniziò gradatamente i suoi allenamenti sulla spiaggia. Teneva al sole i piedi e quando erano ben caldi li immergeva nell’acqua di mare.
Così favoriva in modo naturale la circolazione.
I mesi che seguirono furono massacranti.
Non si risparmiava. Alternava corse sulla spiaggia a nuotate.
Giorno dopo giorno il suo passo migliorava, era sempre più veloce e non zoppicava più.

Lo “ sciancatu” era guarito. I suoi amici gli fecero una gran festa e numerosi intervenivano la Domenica mattina al campo sportivo per vedere le sue prestazioni che miglioravano di volta in volta.
Era già sceso a 12”,15 ma ancora c’era da lavorare.
Don Ciccio gli regalò un paio di scarpette da corsa su misura in modo da abituarsi visto che tutti gli allenamenti li faceva scalzo.
Mancava quasi un mese ai campionati regionali studenteschi. La sua scuola lo iscrisse a rappresentarlo nell’unica disciplina alla quale partecipava.
Avevano aderito tutte le scuole superiori della Sicilia nelle varie discipline, con circa 500 atleti.
Ormai gli allenamenti si susseguivano a ritmo serrato.
La scuola aveva fatto preparare molte magliette con il suo logo e la scritta scaramantica: “ U sciancatu”.
La Domenica mattina tutta la scuola si riversava al campo sportivo a fare il tifo per Turi. Provava e riprovava con dei blocchi di partenza per esercitarsi nello scatto iniziale.
Don Ciccio cronometrava i tempi e poi li comunicava ai suoi tifosi. Era sceso sotto gli 11”,50 e tutti applaudivano al nuovo record raggiunto.
Don Ciccio era sicuro che poteva ancora migliorare e battere il record dell’anno precedente 11”07 raggiunto da un atleta palermitano.
Arrivò così il grande giorno. C’era grande attesa per “u sciancatu”. I giornali locali ne avevano parlato raccontando la sua storia e la disavventura.
I velocisti erano tutti pronti al via tesi in avanti in attesa dello sparo. Turi partì come un razzo incitato dai suoi sostenitori che si erano alzati come a volerlo sorreggere e
spingerlo. Mancavano 20 mt al traguardo e Turi stava spalla a spalla con l’atleta palermitano.
Negli ultimi metri ebbe una spinta di orgoglio e tagliò il traguardo per primo.
Lo stadio di Messina esultò in un lungo applauso per il nuovo record raggiunto 11”,05.
Adesso avevano il loro campione che passò alla storia locale come “l’atleta sciancatu”.

Nicola Genovese

Il romanzo di Nicola Genovese “Il figlio del prete e la zammara” è reperibile su Ibs libri, oppure richiedendolo direttamente all’editore Aulino Tel.3284793977 oppure via e-mail:info@Aulinoeditore.it

 

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