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L’INNOVA CONTRO LA DELIBERA DELLA GIUNTA FUCCI

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mense“Ricorreremo a tutti gli strumenti che la legge ci fornisce per opporci alle delibere firmate il 24 giugno che vanno ad annullare quanto deciso da un organo di Stato rispetto ad un pagamento dovuto, lecito e riconosciuto”. Così esordisce Amedeo Apicella, direttore degli Affari Legali della Innova, società che fino allo scorso dicembre ha gestito il servizio di ristorazione nelle mense scolastiche nel Comune di Pomezia, nel commentare i provvedimenti presi dalla Giunta Fucci, che vanno di fatto a rendere un miraggio il recupero in tempi accettabili degli oltre 6 milioni di credito vantato nei confronti dell’Amministrazione per il servizio reso in passato. “Attraverso la delibera 126 il sindaco e la Giunta sovvertono i criteri per il soddisfacimento dei creditori, derivati dalla normativa in corso, e vengono dati parametri che non rispettano affatto quello che prevede la legge. Noi riteniamo che sia stato fatto un sopruso nei confronti dell’Innova, che – se le delibere dovessero essere rese esecutive – riceverebbe un danno dagli effetti probabilmente irreversibili”. Perché? “Dopo la stipula della transazione con un organo dello Stato, il Commissario nonché vice Prefetto dott.ssa Bellucci, che stabiliva chiaramente importi e scadenze, e dopo la firma della delibera del sub-Commissario, che definiva la questione in modo pratico e fattivo, potendo contare sul recupero del credito, avevamo preso impegni precisi sia con le banche che con i nostri fornitori, oltre che con i dipendenti: tra pochi giorni noi avremmo dovuto ricevere il pagamento della prima tranche, ovvero 2,5 milioni di euro, per noi fondamentali per dare ossigeno alla società, a cui sarebbero seguiti altri pagamenti secondo un calendario ben preciso fissato nella transazione. L’accordo tra le parti era stato perfezionato nei dettagli da parte del Comune e la delibera del sub-Commissario era solo la conseguenza naturale di un percorso che ha portato l’Innova a rinunciare a 310 mila euro di sorte capitale, ad oltre 600 mila euro di interessi ed a 50 mila euro di spese legali. Ma, a fronte di questa rinuncia, avevamo finalmente delle cifre e delle date sicure per la riscossione delle stesse, con la conseguente possibilità di assumere nuovamente impegni con la certezza di poterli onorare. Adesso, invece, con l’annullamento della delibera del sub-Commissario e con l’adozione delle nuove delibere di Giunta non potremo più rispettarli: sinceramente non so come potremo pagare le retribuzioni ai nostri 500 dipendenti. Si tratta di famiglie di Pomezia che aspettano gli stipendi, di cui hanno bisogno per vivere. Le decisioni prese dal Sindaco e dalla Giunta vanno quindi a colpire dei cittadini di Pomezia, che verranno penalizzati da questa situazione”. E l’Innova? “Anche la società ne esce fortemente indebolita, non avendo nessuna colpa se non quella di non aver preteso prima quanto a lei dovuto. La delibera del 24 giugno va a sovvertire quanto scaturito dall’articolo 6 del decreto legislativo 35 del 2013 convertito con legge 74/2013, ovvero il decreto dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, che prevede come parametri la priorità dei pagamenti dei crediti più antichi. Quello era il criterio più importante, poi c’erano i crediti pro soluto ed i crediti certi liquidi ed esigibili. Ad oggi, invece, non abbiamo più questo importante criterio stabilito dalla legge, quello dell’anzianità del credito – per questo dico che la delibera è illegittima – ma vengono posti altri elementi, come l’esistenza di decreto ingiuntivo, la caratteristica del servizio (se di pubblica utilità o meno) e la tipologia dell’attività (con o senza fini di lucro): questi sono i nuovi parametri che vengono indicati nella delibera 126. Senza contare che viene fatta una divisione per fasce, per cui chi ha crediti bassi, fino a 10 mila euro, viene soddisfatto praticamente per intero, mentre chi vanta crediti più alti, come noi, può essere soddisfatto fino al massimo del 20%, rinviando a successive transazioni il soddisfacimento del successivo credito, che non si sa – tra l’altro – in che modo verrà onorato”. Quali sono le sue considerazioni? “La decisione presa dall’Amministrazione ha il sapore amaro di una beffa a danno nostro e di tutti i nostri dipendenti, per difendere i quali adesso agiremo in tutte le sedi che riterremo più opportune, sia in sede amministrativa che civile, ma anche in altre sedi qualora se ne ravvisassero gli estremi, sia per ottenere la sospensiva di questa delibera sia perché riteniamo che si stia perpetrando un abuso a carico di una società che aveva concordato un piano di rientro con un organo dello Stato, sulla base di precisi parametri dettati dalla normativa. Non possiamo consentire che la nostra società sia messa a rischio di continuazione della propria attività soltanto perché si è deciso di alterare quei parametri”.

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