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Madre scappa col figlio in Croazia, il padre: “Non so se sia vivo o morto”

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Sono due anni che papà Alessandro lotta per poter riabbracciare il proprio figlio. Malgrado le indagini, della madre e del piccolo Cesare ancora nessuna traccia.

Quella di Alessandro Avenati è una vicenda internazionale drammatica, da due anni lotta per riabbracciare il figlio Cesare, rapito dalla madre fuggita in Croazia dopo la sentenza che concedeva al padre l’affidamento eslusivo.

“Sono arrivati gli extraterestri? Cesarino è stato rapito da una navicella spaziale e portato su Marte?” scrive il povero papà.

Malgrado sul capo della madre penda un mandato di cattura internazionale e sia ricercata in tutto il Mondo, nessuno sembra adoperarsi per trovare il piccolo. Una storia definita dallo stesso Alessandro come “sconvolgente”, finita sulle scrivanie della Farnesina e dell’Onu da circa due anni, ma che non sembra avere una fine.

“Mio figlio compie cinque anni e non so se sia vivo o morto” è questo lo sfogo apparso sul profilo Facebook di Alessandro Avenati.

Una storia difficile quella tra papà Alessandro e mamma Nina, una bellissima donna croata, scappata dal suo Paese d’origine per rifarsi una nuova vita. Malgrado la passione iniziale, dopo la maternità la donna aveva cambiato atteggiamento, dimostrandosi possessiva nei confronti del figlio e intenzionata a tornare nel suo Paese. Papà Alessandro aveva fatto di tutto pur di vedere il piccolo Cesare: si rese disponibile a passare 1500 euro al mese, pagare l’alloggio e cedere l’auto. Ad un passo dal firmare l’accordo, però, Nina fuggì in Croazia, portandosi dietro il figlio.

Dopo due sentenze, una italiana ed una croata, che concedono l’affidamento esclusivo di Cesare ad Alessandro, nel 2012, la donna scompare insieme al bambino. Durante questi due anni sono tante le azioni intraprese da Alessandro, anche intrattenendo delle relazioni con la polizia croata, ma nulla che potesse riportare a casa il piccolo Cesare.

“Mi viene il dubbio di pensare che chi di dovere non stia facendo il suo lavoro. Sono sconvolto ! “ scrive ancora Alessandro su Facebook.

“Vorrei sapere dai carabinieri che hanno avuto l’incarico di indagare sul ritrovamento di mio figlio una risposta che non sia la solita: non abbiamo novità !  Non puo’ esistere che dopo anni di indagini Cesarino sia sparito nel nulla… “ aggiunge il padre.

Un padre che, nonostante il dolore che lo attanaglia, non smette di lottare per il sacrosanto diritto di riabbracciare il proprio figlio, trovandosi, paradossalmente, intrappolato nelle maglie di un sistema burocratico e normativo che troppo spesso adotta pesi e misure diverse, contribuendo al deflagrare di tragedie profondissime.

Il suo è un appello rivolto a tutte le forze dell’ordine, nazionali ed internazionali affinchè, in qualche modo, la questione venga risolta e non finisca solo sulla carta:

“ Aiutatemi lo stato mi sta uccidendo ! “

Quello dei bambini sottratti è uno scandalo internazionale.

I nostri connazionali detengono il primato europeo di persone cui è stato sottratto un figlio, portato in un paese lontano dall’altro genitore di diversa nazionalità. Lo dicono i dati dell’ufficio del mediatore europeo, che si occupa di trovare un accordo tra mamma e papà nei casi di sottrazione internazionale di minore: il 31,5% delle richieste di aiuto proviene proprio da italiani, 204 nuovi casi solo nel 2013.

Nell’Unione europa sono 6 milioni le coppie di diversa nazionalità. Dopo gli italiani (31,5%), nel 2013 hanno chiesto aiuto al mediatore per sottrazione internazionale di minori gli spagnoli (15%), gli inglesi (7%), i tedeschi e i bulgari (entrambi 5%). A portar via i figli sono soprattutto le donne: il 60,5% delle richieste di aiuto arriva dai papà, poco più di una su 4 da una madre. Il restante 13% da parenti o associazioni.

Nei casi di sottrazione internazionale di minori, la competenza del Ministero degli Esteri, è diretta, se lo Stato in cui si trova il minore non aderisce alla Convenzione dell’Aja, in quel caso individua le linee di azione più idonee per la soluzione; fornisce informazioni e assistenza al cittadino italiano; attiva le rappresentanze diplomati-consolari al fine di esperire azioni nel paese coinvolto. L’intervento sussidiario invece è competenza del dipartimento giustizia minorile del Ministero della Giustizia che può collaborare con il genitore italiano per attivare le procedure di restituzione del bambino e quella di diritto di visita.

In passato L’ex ministro Franco Frattini,  ministro degli esteri dal 2002 al 2004 e poi dal 2008 al 2011 si impegnò personalmente a risolvere i singoli casi di sottrazione internazionale riportando diversi minori in Italia.

Frattini collaborò con alcune associazioni di settore per realizzare un progetto sulle sottrazioni internazionali di minori ma poi il tutto finì nel dimenticatoio quando cadde il governo.

Dal 31 ottobre 2014 ricopre l’incarico di Ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni dopo le dimissioni di Federica Mogherini, che ha lasciato il suo incarico per diventare Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea.

Augurando un buon lavoro ad entrambi, nell’interesse di tutte le famiglie italiane e non solo, si spera che queste nuove importanti cariche di rappresentanza italiana  cambino in meglio  le cose e che riprendano tali interessanti progetti abbandonati ormai da troppi anni.

Il presidente del parlamento europeo Martin Schulz ha nominato Simona Mangiante come nuovo mediatore per la sottrazione internazionale di minori, dopo che Roberta Angelilli ha terminato il suo mandato.

A questa figura spetta il compito di far incontrare i genitori e cercare una soluzione, in nome del bene del bambino.

“Da ex mediatore dico: si sbrigassero! Si sono rivolti a noi genitori disperati che avevano già provato tutto, sono casi tragici, storie di persone dilaniate, per loro il mediatore è l’ultima spiaggia” spiega l’ex vice presidente del parlamento europeo.

“Serve molta attitudine all’ascolto, sensibilità che va oltre la dimensione giuridica, ci vuole una disponibilità a metterci il lato umano. Molte persone ci chiamavano per sfogarsi, avere ascolto, un consiglio, un punto di riferimento”. Nonostante la convenzione dell’Aja del 1980 e le leggi successive, quando un minore viene sottratto è sempre difficile recuperarlo. L’unica via davvero utile, secondo Angelilli, è la prevenzione.

“Ad aprile abbiamo realizzato un vademecum brevissimo, semplicissimo, che capisce chiunque, in cui si spiega a cosa va incontro una coppia binazionale in caso di separazione e divorzio, quando ci sono uno o più bambini. Manca l’informazione. Dovrebbero leggerlo tutte le coppie miste alla nascita di un figlio”.

Massimiliano Gobbi

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