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Migranti a Pomezia, i residenti chiedono rassicurazioni sui rischi sanitari

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Profughi a S. Palomba, nonostante la situazione sia apparente tranquilla, i residenti manifestano preoccupazione soprattutto in merito ad eventuali rischi sanitari. Gli abitanti del quartiere ieri sera hanno partecipato in massa ad una riunione del Comitato locale per fare il punto della situazione e per tutti è emersa la necessità di avere informazioni chiari rispetto alle eventuali procedure di profilassi effettuate per i 110 migranti che da due giorni occupano il residence 3C. Al termine dell’incontro, il CdQ ha prodotto un documento, protocollato questa mattina al Comune ed inviato a tutti gli organi istituzionali coinvolti, nel quale si invita l’Amministrazione a fare chiarezza. “In merito alla nota vicenda dei richiedenti asilo che hanno trovato sistemazione nel residence 3C, ieri il Comitato di Quartiere da me rappresentato ha indetto una riunione con la cittadinanza al fine di raccogliere esperienze, impressioni e istanze – ha spiegato Diego Casubolo, presidente del CdQ – Ne è emerso un quadro di profonda inquietudine e paura legate alla pressoché assenza di informazioni e rassicurazioni provenienti dai soggetti istituzionali i quali, a parte il comunicato stampa del Sindaco di Pomezia, non hanno prodotto nessun documento ufficiale. Non si riesce a capire come si possa parlare di integrazione e mediazione culturale in un contesto dove i residenti non vengono correttamente informati e rassicurati sulla non pericolosità della situazione. Il tutto si svolge in un quadro di precaria sicurezza stante la perdurante assenza di forze dell’ordine sul territorio”. La preoccupazione è tanta soprattutto in chi ha figli piccoli. “I nostri bambini giocano giustamente con i figli dei migranti. Ma chi ci assicura che non ci siano virus in circolo? Noi non siamo e non vogliamo apparire razzisti, vogliamo solo rassicurazioni formali sulla situazione sanitaria di queste persone. Dirci a voce di stare tranquilli non basta: vogliamo sapere se la profilassi è stata eseguita per tutti e se la procedura è terminata”. Molto esplicito il documento prodotto dal Comitato. “È volontà di questo Comitato esprimere la più sentita solidarietà alle popolazioni in fuga dagli scenari di guerra nonché gravarsi dei disagi che l’aiuto prestato possa arrecare ai cittadini residenti, ciò in considerazione del rispetto del valore supremo ed imprescindibile costituito dalla collaborazione reciproca tra popoli – si legge nel documento – È tuttavia, altrettanto indiscutibile il diritto degli abitanti del quartiere “Roma Due”, interessato all’arrivo degli immigrati, a che ciò avvenga in un quadro di piena trasparenza e di dettagliata informazione. Nostro malgrado ci troviamo a dover rilevare come il trasferimento delle popolazioni provenienti da paesi extracomunitari, verosimilmente interessati a guerre civili, sia avvenuto in un clima di opacità e pressoché assenza di informazioni da parte delle istituzioni preposte, tanto da provocare nella cittadinanza residente un clima di apprensione, rabbia e paura. Questi timori si dimostrano comunque giustificati nella considerazione che gli “immigrati” entrano in contatto con i residenti (frequentando ad esempio il parco pubblico insieme ai nostri figli, usufruendo del trasporto pubblico locale, ecc.) e nessuna rassicurazione, soprattutto “dal punto di vista sanitario”, è stata fornita alla popolazione residente, alla quale viene negato il diritto ad una corretta informazione. Ad oggi, l’unico documento “ufficiale” prodotto dalle autorità è costituito da un comunicato stampa del Comune di Pomezia in data 5 agosto u.s. che recita testualmente: “i controlli sanitari continueranno nei prossimi giorni”. Se ne deduce, quindi che tali controlli sugli immigrati, collocati frettolosamente e nel cuore della notte nel quartiere, non siano ancora conclusi e che i residenti potrebbero essere esposti a gravi rischi per la propria salute”. I timori dei cittadini hanno quindi portato a richiedere “delucidazioni e una corretta e puntuale informazione in merito alla vicenda esposta, anche al fine di scongiurare possibili ripercussioni e turbative dell’ordine pubblico. In particolare si chiede che sia fatta chiarezza sul tipo di procedura seguita nell’individuazione della cooperativa e della struttura, con particolare riferimento al D.Lgs. n. 163 del 12 aprile 2006 e s.m.i. e per quale motivo, evidentemente imprevedibile e straordinario, il Comune di Pomezia sia stato avvisato solo alle ore 16:00 del giorno antecedente l’arrivo dei “richiedenti asilo”. Si chiede inoltre idonea certificazione attestante che gli immigrati siano stati sottoposti a tutti i controlli sanitari previsti e che non via sia nessun rischio di contagio e/o di epidemie e, in caso contrario, che sia attivata, a tutela della salute e dell’incolumità pubblica, ogni misura idonea a impedire l’allontanamento degli stessi dalla struttura di ricezione, oltre ad idonea attestazione che certifichi la conformità agli strumenti urbanistici del residence, la sua regolare costruzione e conformità ai progetti, nonché l’idoneità alla specifica attività, che è evidentemente diversa da quella per cui la struttura è stata concepita e realizzata”. Ma i residenti vanno oltre e chiedono anche “l’indicazione di una data certa entro la quale l’attività, prospettata come “temporanea”, sarà conclusa”, “informazioni dettagliate sul tipo di attività che verrà svolta all’interno del residence con particolare riferimento alla eventuale previsione di nuovi arrivi ed alle modalità di controllo del personale in entrata e in uscita dalla struttura”, ma anche “che venga predisposto un servizio d’ordine senza soluzione di continuità in prossimità della struttura a garanzia dell’ordine pubblico, onde evitare, tra l’altro, che la situazione sia sfruttata anche da terzi per occupare ulteriormente il residence o peggio la scuola di nuova costruzione, ancora inutilizzata” e che “sia consentito l’ingresso alla struttura ad una delegazione di cittadini affinché possa appurare le condizioni di vita e verificare che tutti i servizi previsti siano realmente erogati, evitando così che eventuali mancanze o omissioni, già avvenute in realtà analoghe, generino fenomeni di malcontento e di protesta”. Il Comitato chiede un riscontro entro 5 giorni “onde scongiurare degenerazioni pregiudizievoli per i residenti nonché per gli immigrati stessi”: avrà risposta?

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