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Orsa Amarena uccisa, minacce di morte all’allevatore che ha sparato

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Una famiglia con lo stesso numero telefonico della norcineria di A.L., che ha ucciso Amarena, riceve minacce da giorni per sbaglio.

Sono due giorni che il 56enne di San Benedetto dei Marsi, responsabile della morte dell’orsa Amarena, non può uscire di casa. È praticamente sotto scorta a causa degli insulti e delle minacce che sono seguite dopo che ha ucciso la mascotte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Nella giornata di oggi sporgerà denuncia.

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“Farai la fine dell’orsa”

Questo il tenore delle minacce che, dal 31 agosto, giorno in cui ha sparato all’orsa, stanno arrivando presso l’allevatore, sia al telefono che in rete. “Ti Uccidiamo“, “Farai la fine dell’orsa“. Promesse di ritorsioni che non risparmiano nemmeno la sua famiglia: “Anche la tua famiglia è in pericolo“. Per questo l’uomo è ora costretto a vivere sotto scorta, barricato in casa. Nelle prime ore, dopo lo sparo all’orsa, il 56enne abruzzese aveva detto ai carabinieri: “Ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l’ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo“. Spiegazioni che non sono bastate, non solo a chi lo minaccia, ma anche chi semplicemente si è indignato dopo la morte di Amarena. L’orsa, infatti, era nota in tutta la zona in provincia dell’Aquila, ma non solo.

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La Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo a carico dell’allevatore

La Procura di Avezzano, in provincia dell’Aquila, nel frattempo ha aperto una indagine a carico dell’uomo. Che ora rischia dai 4 mesi ai due anni di reclusione. Oltre a ciò, su di lui ora pesa anche lo stato di costante tensione a seguito degli avvertimenti minacciosi che sta ricevendo. Una situazione che ha costretto le forze dell’ordine a rafforzare i controlli nei dintorni della sua abitazione. Nella giornata di oggi, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Berardino Terra, si dovrebbe recare presso i carabinieri per sporgere denuncia per le minacce di morte. Ad ogni modo, su tutta la vicenda, è intervenuto anche il Presidente della Regione Abruzzo: “Condanno intimidazioni e minacce a chi ha sparato ad Amarena. A un atto incivile non si risponde con la barbarie. Confermo la volontà della Regione di costituirsi parte civile nel processo che seguirà“, ha dichiarato Marco Marsilio.

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