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Ostia, gli interpreti si rifiutano, il processo agli Spada può fermarsi

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Ostia indignata di fronte al rischio che il processo contro il capo del clan Spada possa finire in un nulla di fatto a causa della mancanza di interpreti. Il Presidente del Tribunale di Roma Mario Bresciano ha infatti scritto oggi al ministro della Giustizia Andrea Orlando per lanciare un allarme gravissimo: “Il processo può subire uno stop: non ci sono interpreti disposti a tradurre i dialoghi tra gli imputati”.

Il processo di cui parla è quello che si sta svolgendo contro Carmine Spada, capoclan della famiglia criminale di Ostia legata da una stretta parentela con i più noti Casamonica di Roma, con l’accusa di estorsione con aggravante del metodo mafioso.

Gli Spada, ritenuti la seconda stirpe malavitosa del litorale romano dopo i Fasciani, parlano nelle loro conversazioni in lingua sinti (che corrisponde alla loro etnia), così da risultare difficilmente comprensibili per gli inquirenti che indagano sulle loro azioni.

Incaricati delle traduzioni sono una serie di interpreti tenuti a leggere e traslitterare in aula le intercettazioni. Questi tuttavia si rifiutano da mesi di presentarsi al dibattimento, per paura di ritorsioni della malavita su di loro e sulle loro famiglie.

Il pm Mario Palazzi ha già da tempo esposto il problema alla corte, ma sembra che non si riesca a trovare una soluzione: gli interpreti hanno paura e preferiscono essere denunciati per favoreggiamento alla criminalità piuttosto che essere bersaglio di questo clan che potrebbe fargliela pagare.

L’appello di Bresciano ad Orlando è disperato: “La questione degli interpreti che hanno timore di ritorsioni dei clan è gravissima. Quando mi è stato rappresentato il caso ho scritto a tutti i presidenti distrettuali. I colleghi di tutta Italia hanno lo stesso problema. Chiedo dunque al ministro della Giustizia di intervenire. Basterebbe un cambio della normativa o un’estensione della legge riservata ai collaboratori sotto copertura per garantire anonimato a questi interpreti rom”.

Se non si trova una soluzione il processo rischia davvero di chiudere i battenti.

 

 

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