nuova azienda sta trasferendo tutta la produzione in Russia, mantenendo qui solo alcune piccole cose sperimentali, che potranno essere in realtà messe in effettiva catena solo dal 2015, e che servono per mantenere una sorta di copertura che garantisca non solo il nome e l’immagine della Radim, ma soprattutto le certificazioni che l’azienda russa non ha e che invece la Radim ha conquistato negli anni grazie alla qualità del suo lavoro. In questo modo passerebbero per italiani kit in realtà prodotti in Russia”. Ieri è stata confermata per altri tre mesi la cassa integrazione per i dipendenti già oggetto degli ammortizzatori sociali, ma questa è l’unica novità, perché nessuno ha risposto all’appello dei lavoratori, che chiedevano risposte da parte dei vertici aziendali. “Loro sono tornati in Russia, lasciando qui solo un Amministratore che è più simbolico che altro”. Intanto, all’interno dello stabilimento è tutto fermo, le macchine più importanti imballate. Mancano addirittura i tovaglioli di carta per asciugarsi le mani, perché ormai non si riesce a fare nessun acquisto. “Siamo disperati. Oltre alle mensilità mancanti, abbiamo anche due anni di ferie arretrate che non ci verranno mai pagate e, se va avanti così, temiamo di ritrovarci in mezzo ad una strada senza nessuna tutela. Ma possibile che lo Stato permetta che società straniere acquistino aziende italiane per poi farle morire così e portare la nostra storia e ricchezza in altri Paesi?”.
RADIM: CONTINUA LA PROTESTA, MA DALL’AZIENDA NESSUNA RISPOSTA
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