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SIGMA TAU, I LAVORATORI PRESENTANO UN ESPOSTO IN PROCURA CONTRO LA CASSA INTEGRAZIONE

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Tra nuove mobilità e vecchie CGIS, torna ancora una volta alla ribalta la vicenda dei lavoratori Sigma-Tau, che in questi giorni hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica per richiedere accertamenti sull’esistenza di eventuali reati e di comportamenti penalmente rilevanti in relazione al ricorso agli ammortizzatori sociali. Dipendenti e sindacati, riepilogando la situazione che ha visto la sospensione di più di 400 lavoratori a causa di “crisi aziendale”, a zero ore e senza rotazione per 12 mesi e, un anno dopo, con l’aggiunta di altri 126 colleghi, una ricollocazione in CIGS “per riorganizzazione”, sempre a zero ore e senza rotazione per il biennio 2013-2015, ricordano di aver “sempre ritenuto che la crisi denunciata dall’azienda ai fini dell’accesso alla CIGS fosse tutta da verificare, non solo sotto l’aspetto prettamente economico-finanziario ma anche per gli eventuali diversi risvolti civili e penali”, visto che nel 2011 il gruppo Sigma-Tau ha raggiunto un fatturato di 663 milioni di euro.

I lavoratori ricordano poi le varie operazioni internazionali che hanno visto protagonista l’azienda farmaceutica pometina, che nel 2010 ha acquisito il ramo d’azienda farmaceutico della società americana Enzon, più precisamente 4 prodotti per la cura di malattie rare in ambito oncologico, e lo stabilimento produttivo di Indianapolis, Indiana, rilevato direttamente dalla filiale americana, sigma-tau Pharmaceuticals Inc. con  nel Maryland la quale provvede a commercializzare i prodotti acquisiti sul mercato statunitense, operazione “resa possibile anche grazie all’intervento finanziario messo a punto da Banca Intesa Sanpaolo, già presente dal 2006 con una quota del 5% nel capitale del Gruppo Sigma-Tau”.

“In occasione dell’acquisto di Enzon – hanno dichiarato i dipendenti – Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa prima e consigliere delegato di Banca Intesa Sanpaolo  dopo la fusione con l’istituto torinese, istituto che aveva concesso il prestito a ST, riferendosi all’acquisizione aveva commentato: “Un’acquisizione da 300 milioni di dollari permette di fare cose che le aziende di successo devono fare. Sono queste le aziende in cui noi vogliamo esserci perché fanno da traino per l’economia del Paese”.  Banca Intesa Sanpaolo  detiene ad oggi il 5% del capitale di Sigma-Tau”.

Eppure, alla Regione Lazio e al Ministero dello Sviluppo Economico sono stati presentati conti in rosso dal 2006, motivando la richiesta di CGIS “nell’effetto combinato della crisi economica mondiale e nelle modificazioni strutturali del mercato farmaceutico che impongono una profonda revisione della struttura aziendale e del modello di business, certificata del resto dalla perdita di 20 milioni di euro a fine 2010”.

“Al 31/12/2009 – hanno proseguito – quindi ben prima dell’investimento in Enzon da parte della controllante Sigma-Tau Finanziaria, in contemporanea dello svuotamento di patrimonio netto della Sigma-Tau di Pomezia, le partecipazioni all’estero (Lussemburgo e Madeira) della Holding Sigma-Tau Finanziaria ammontano per valore di libro a circa € 200.000.000 e i relativi patrimoni netti a circa € 350.000.000. Essendo sino al 31/12/2009 il business del gruppo sostanzialmente in Italia, con principale cliente il SSN, come è possibile che i patrimoni netti delle due società con sede a Lussemburgo e Madeira crescano vertiginosamente, e la Sigma-Tau di Pomezia prosegua in un inesorabile cammino di impoverimento che la porterà a mandare a casa oltre 500 persone, scaricandole sull’INPS, e per di più senza un minimo criterio di individuazione e gestione dei lavoratori?”

La vertenza Sigma-Tau, sin dall’inizio, ha suscitato un notevole interesse a livello politico con decine di interrogazioni parlamentari, provocando anche studi di settore.

Da alcuni elaborati forniti da specialisti di finanza aziendale dell’Università Roma3, che hanno svolto uno studio approfondito sulla situazione dei bilanci e sulla relativa ipotetica crisi aziendale della Sigma-Tau, è tratto questo stralcio da uno dei lavori: “Dall’analisi condotta su Sigma Tau IFR S.p.a. sono emerse delle criticità sufficienti quanto  meno  per  sollevare  il  dubbio  dell’adozione  da  parte  del  Gruppo  di  politiche  di  bilancio  volte ad ottimizzarne il carico tributario. Si perviene a questa conclusione sia in ragione dell’andamento di ST IFR sotto i profili della redditività, della produttività e della struttura finanziaria rapportati all’andamento dell’aggregato dei competitor selezionati, sia alla  luce  delle  evidenze  riscontrate  analizzando  l’azienda  in  una  logica  di  gruppo  e  contestualmente approfondendo alcune voci ritenute significative dei bilanci di ST IFR. (…) mentre ST IFR vede contrarsi il suo fatturato, che  comunque rappresenta mediamente nel  quinquennio circa il  70% dell’intero  fatturato del  Gruppo, la  consociata Defiante a Madeira, che si  occupa di commercializzare i prodotti, vede crescere significativamente il suo fatturato e sebbene questo “pesi” solo il 20% sul totale del Gruppo, registra utili complessivi pari alla metà del valore totale del fatturato nel periodo. (…)

Tali Studi confermano in pieno le già espresse perplessità, ponendo fondati dubbi sulla effettiva esistenza della situazione di crisi posta dalla Sigma-Tau, di fatto, a presupposto ed occasione di una sua ristrutturazione, finanziata con soldi pubblici e volta alla eliminazione di un dichiarato esubero di personale in realtà artatamente creato”.

“E’ per i fatti estremamente gravi appena narrati – concludono i dipendenti nel documento ufficiale con il quale annunciano l’esposto alla Procura della Repubblica – ma anche per le considerazioni espresse, che i lavoratori della Sigma-Tau in CIGS hanno  sentore di una sistematica propedeuticità di tali accadimenti, con la quale l’azienda ha posto e continua a porre in essere soluzioni vessatorie ai danni di un numero elevatissimo di persone”.

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