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Strage di Fidene, un anno dopo. I sopravvissuti: “Chiediamo giustizia”

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Gualtieri in veglia alle vittime della strage di Fidene

A distanza di un anno esatto, i sopravvissuti della strage di Fidene ricordano quella terribile sparatoria.

È passato un anno esatto dall’11 dicembre 2022, la tragica data in cui si svolse la strage di Fidene. Quel giorno, CC fece irruzione nel bar “Il posto giusto” nel quale si svolgeva la riunione del consorzio Valleverde, uccidendo quattro persone e ferendone gravemente altrettante. Chi è sopravvissuto a quella macabra carneficina, sogna ogni giorno quei tragici momenti: un marchio indelebile che si porteranno dietro per il resto della vita, ma che la giustizia italiana potrebbe rendere meno pesante.

Un anno dalla strage di Fidene: le parole dei sopravvissuti

Il signor Caruso, come racconta Fanpage, fu un testimone oculare dei quei tragici momenti. Ricorda particolarmente bene il killer, che entrò nel bar e da subito minacciò di uccidere tutti i presenti tendendo una pistola in mano. Ricorda anche quelle povere donne che persero la vita per la follia di quell’uomo: Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi, Nicoletta Golisano e Fabiana De Angelis. Il proprio il sacrificio della signora Elisabetta, che tentò di fermare il pluri-omicida, ha permesso agli altri presenti di reagire e bloccare lo squilibrato. 

I racconti della strage di Fidene

Ci sono poi le parole del signor Emilio, grande amico fin dai tempi dell’infanzia della signora Elisabetta. Da bambino gli aveva promesso di difenderla sempre, ma quel maledetto giorno fu lei a salvargli la vita a scapito della sua stessa morte. Tutti però, si domandano come CC sia riuscito a portarsi dietro le armi dal poligono di tiro con un’immensa facilità. Di come, senza quella pistola Glock 45, una tragedia simile non ci sarebbe mai stata. 

Come si procurò il killer di Fidene l’arma da fuoco?

Il giudice dovrà fare luce su questa domanda, che peraltro gli sollecitano i sopravvissuti all’11 dicembre 2022. Il killer era associato al poligono di tiro di Tor di Quinto, ma non aveva ottenuto il porto d’armi. La motivazione di tale blocco, guarda caso, fu proprio la natura di numerose controversie sorte tra lo stesso pluri-omicida e il consorzio Valleverde

 

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