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Terremoto, la bufala dei soldi scomparsi e la verità della burocrazia assurda: ecco che fine hanno fatto 28 milioni di euro

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La Protezione Civile, in merito ai soldi inviati dagli italiani attraverso gli sms al numero verde 45500 per aiutare le popolazioni terremotate, ha diramato ieri un comunicato stampa per mettere a tacere le tante voci che giravano, e continuano a girare, sul web e che riportano la “scomparsa” di circa 28 milioni di euro.

LA NOTA UFFICIALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

“In riferimento alle nuove errate informazioni che circolano soprattutto sui social in merito all’utilizzo delle donazioni raccolte attraverso il numero 45500 – si legge nella nota ufficiale – si precisa che, come indicato anche nel Protocollo che ne disciplina il funzionamento, queste serviranno per supportare la ricostruzione dei territori colpiti. Per la fase di gestione dell’emergenza, infatti, sono destinate tutte le necessarie risorse attraverso i fondi pubblici.
In particolare, in questa emergenza, come disposto dal decreto legge 189 convertito, le donazioni confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite passando dal controllo di un Comitato dei Garanti, come prevede proprio il Protocollo.
Saranno i territori a valutare, in raccordo con Regioni e Commissario e sulla base delle esigenze valutate nell’ambito del più complessivo piano della ricostruzione, a indicare su quali progetti destinarli.
Lo stesso vale per le somme raccolte attraverso il conto corrente aperto dal Dipartimento”.
Ok, i soldi non sono spariti. E l’emergenza sarebbe stata (consentite il condizionale, visto lo stato dei fatti…) affrontata con i fondi pubblici, mentre le donazioni dei cittadini serviranno per la ricostruzione.
Ma il terremoto, almeno la prima forte scossa, risale a ormai 5 mesi fa. Nel frattempo i sopravvissuti vivono ancora nelle tende, nonostante le temperature polari di questi giorni, mentre i soldi sono “al caldo”, bloccati – come spiega il ministro Anna Finocchiaro in modo poco comprensibile ai più – dalla burocrazia e dai suoi protocolli.

PARLA IL MINISTRO

“La raccolta di fondi da parte del Dipartimento della Protezione Civile è disciplinato da un protocollo d’intesa preesistente agli eventi sismici approvato con decreto dal capo del dipartimento n. 3903 del 17 ottobre 2014, tra il suddetto dipartimento e gli operatori della telefonia e della comunicazione che vi hanno aderito – ha “spiegato” alla Camera la Finocchiaro – Gli operatori si sono impegnati a versare le somme raccolte in favore del Dipartimento sul conto infruttifero aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato. Ai sensi della legge le donazioni raccolte confluiscono nella contabilità speciale intestata al Commissario straordinario per la ricostruzione (l’ex governatore Pd Vasco Errani, nominato da Renzi, ndr) e aperta presso la Tesoreria dello Stato. Al termine della raccolta delle donazioni che è tuttora in atto le somme saranno trasferite ai fini della realizzazione di interventi per la ricostruzione dei territori colpiti. Il commissario alla ricostruzione informerà ovviamente il comitato dei garanti, quindi è esclusa ogni utilizzazione a fini emergenziali”.

UN’ASSURDITÀ TUTTA ITALIANA

Abbiamo virgolettato la parola “spiegato” perché nelle parole del ministro non riusciamo a trovare una spiegazione logica: ci sono 28 milioni di euro donati dagli italiani, ma non si possono usare, nonostante la drammaticità del momento che vede di nuovo emergenza.
Quindi, a causa del protocollo d’intesa firmato dal dipartimento di Palazzo Chigi, i soldi restano alla Tesoreria dello Stato almeno fino al 14 febbraio, mentre le persone – ma anche gli animali – muoiono o vivono in condizioni assurde.
E non è che il 14 febbraio, giorno in cui verrà chiusa la raccolta, potranno essere subito utilizzati. Eh, no, perché ancora la burocrazia non è terminata: la Protezione Civile fa separa che, dopo, “Saranno i territori a valutare, in raccordo con Regioni e Commissario e sulla base delle esigenze valutate nell’ambito del più complessivo piano della ricostruzione, a indicare su quali progetti destinarli”. Tempo previsto per questo iter? Non precisato.
Bella storia italiana. Eppure, per altri interessi, la burocrazia viene superata e gli iter accelerati al massimo.
Evidentemente mettere in condizioni di poter vivere in maniera sicura e dignitosa gli italiani colpiti dal terremoto non rientra tra questi interessi.

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