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Turismo nel Lazio, tempo indeterminato addio: lavoratori sottopagati, solo 1 su 10 ha contratti stabili

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Turismo Roma e Lazio

Lavoratori sottopagati, senza alcun contratto stabile e spesso costretti a turni massacranti. In un settore, come quello del turismo, che traina l’economia del Lazio e dove quindi paradossalmente dovrebbe esserci una maggiore tutela, avviene l’esatto contrario. Camerieri, operatori di stabilimenti balneari, guide turistiche, solo per citare alcune categorie. Con all’orizzonte il Giubileo 2025 la situazione si fa sempre più preoccupante. I lavoratori del Lazio, poi, sono i più precari d’Italia. Infatti è qui che si registra il più alto tasso di contratti di un solo giorno: ben il 38,5% sul numero totale delle cessazioni, contro il 12,9% della Campania e il 12,4% della Lombardia.

Le brutte notizie non finiscono qui. Secondo la ricerca Eures sulla “qualità della filiera e centralità del lavoro nell’offerta turistica”, la regione Lazio è scesa al sesto posto in Italia per il numero di presenze turistiche dopo Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Puglia.

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Dati allarmanti nel settore del turismo

Nonostante, come detto, l’arrivo del Giubileo tra circa due anni e l’inevitabile aumento dei turisti, il precariato dilaga e in un settore già di per sé penalizzato dalla stagionalità, ad aggravare ulteriormente la situazione è la mancanza di contratti stabili che possano far dormire sonni non agitati ai lavoratori. Nel 2019, infatti, la percentuale di contratti a tempo indeterminato dei nuovi assunti si assestava al 24%, per poi diminuire costantemente nel corso degli anni fino ad arrivare al 18% nel 2022. Viceversa, i contratti a tempo determinato hanno guadagnato ben 8 punti percentuali, passando dal 59% di tre anni fa fino ad arrivare al 67% dello scorso anno. Nel 2023 la situazione diventa ancora più preoccupante: nei primi mesi appena il 10% dei lavoratori è assunto con contratto a tempo indeterminato, mentre il tempo determinato schizza al 77,5%, quasi 6 punti in più rispetto alla media nazionale, ferma al 71,7%.

Il paradosso romano: ci sono più soldi ma diminuisce lo stipendio

E c’è un paradosso: nonostante il notevole aumento delle strutture ricettive extra alberghiere a Roma, che nell’arco di 10 anni sono raddoppiate (da 136mila a 247mila), coincida con un inevitabile miglioramento da un punto di vista economico, l’aumento dei posti di lavoro non corrisponde a un miglioramento delle condizioni. Basti pensare infatti che tra gli occupati nel settore, il 61% non ha un contratto full-time, che spesso si traduce anche in un inquadramento a un livello inferiore rispetto alle mansioni richieste. E di concerto a una paga più bassa. Ma c’è di più: nel Lazio la retribuzione media annua di un lavoratore full time nei servizi ricettivi è di 14.742 euro, mentre nei pubblici esercizi è di 13.757 euro. A leggerla così può sembrare una buona notizia, ma in realtà il compenso è più alto nel Lazio perché le giornate lavorate sono in un numero maggiore rispetto alla media nazionale. E guardando il compenso medio di un operaio full-time, la retribuzione scende a 11.600 euro annui. Per non parlare del part-time, che scende addirittura a 7.300 euro. E stiamo parlando sempre di contratti a tempo indeterminato: chi ha un contratto a tempo deve accontentarsi di meno di 6.000 euro.

Per questo la Cgil Roma e Lazio si è detta estremamente preoccupata dai dati, definiti “allarmanti”, e ha richiesto un serio impegno delle istituzioni per superare la precarietà, anche e soprattutto in vista del Giubileo del 2025, che – secondo le stime – attrarrà almeno 30 milioni di visitatori.

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