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UNIVERSITA’ DI POMEZIA, IL PD VUOLE ED OFFRE CHIAREZZA

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Nel corso di una dettagliata conferenza stampa sono stati illustrati i problemi e le attuali condizioni del Consorzio universitario. In questa prima parte del servizio, diviso in due sezioni, parlano Mirimich e Di Micco

“L’amministrazione comunale intende proseguire con il progetto dell’Università”. Questa la frase di apertura di Fabio Mirimich, uno dei relatori della conferenza stampa che si è tenuta questo pomeriggio a Pomezia nella sede del PD. “Abbiamo scelto questa sede perché parliamo a nome del partito di maggioranza, che ha scelto una strada univoca per il Selva dei Pini. Vogliamo quindi smentire le chiacchiere e mostrare i fatti”. Ed i fatti sono che la sede universitaria di via Pontina ha una situazione finanziaria drammatica, che va sanata eliminando le spese non indispensabili ed investendo su nuove intese che portino corsi  di laurea prestigiosi soprattutto attraverso le Università pubbliche, non disdegnando quelle private per le facoltà difficilmente ottenibili dagli Atenei statali. “Il primo passo è il ripristino delle competenze del Consorzio, una società Srl il cui socio di maggioranza, al 95%, è il Comune di Pomezia. Lo Statuto redatto alla sua nascita, con Zappalà, prevede che il Consorzio si occupi della fornitura dei servizi alle Università. Per servizi si intende la manutenzione degli immobili, la garanzia della manutenzione del verde, della guardiania, e la gestione del residence e della mensa e nient’altro, tantomeno la fornitura di ricercatori. Il Comune è tenuto a risanare eventuali deficit di bilancio, ovvero a tutte le spese che vanno oltre alle entrate proprie della struttura. Questo significa che, se c’è una gestione sbagliata, questa va a gravare sul bilancio dell’amministrazione comunale”. La situazione trovata dal nuovo CdA, spiega ancora Mirimich, non corrispondeva a quanto previsto, soprattutto a causa di equivoci sulle competenze e della drastica riduzione del numero degli studenti, tanto che la struttura sembrava sempre di più un centro sportivo e un luogo di eventi piuttosto che una sede universitaria. “Bisognava quindi fare un’immediata inversione di tendenza, partita con l’analisi di tutte le attività, dei servizi e dei costi di competenza del Consorzio. Questa analisi, ancora in corso, ha subito messo in evidenza alcune falle, a partire dal contratto stipulato con la LUM, che ci costa 800 mila euro l’anno per meno di un centinaio di studenti: si tratta di un servizio costoso e non adeguato alle nostre esigenze. Il compito del nuovo Consigli di Amministrazione è quello di risanare il bilancio, rivedendo tutti i contratti stipulati finora affinché siano bilanciati rispetto al numero degli iscritti (LUM) e dei servizi resi (cooperative). Come partito abbiamo deciso di fare delle dichiarazioni ufficiali su quale sarà la linea che seguirà il Consorzio per dimostrare la nostra completa ed assoluta fiducia nel lavoro che il nuovo presidente, l’avvocato Giorgio Di Micco, scelto dall’intero partito proprio per le sue capacità e la sua moralità, sta svolgendo in modo chiaro e trasparente. Se qualcuno, del PD o comunque della maggioranza, non condivide questo percorso di risanamento, deve sapere che noi ci opporremo fermamente”. La sede, come precisa il consigliere, non può avere altre destinazioni oltre a quella per cui è nata, ovvero l’Università: il resto può essere considerato superfluo o quantomeno secondario, mentre invece, negli ultimi tempi, la situazione si era ribaltata, con il progetto universitario ridotto al lumicino e attività di altra natura che la facevano da padrone. “L’università privata non ha avuto il riscontro previsto – ha chiarito Giorgio Di Micco, presente come spettatore – anche perché non è stata adeguatamente pubblicizzata, cosa che invece avveniva per eventi, come i Master e tante altre attività, che nulla avevano a che fare con le varie facoltà. Vorrei quindi chiarire che chi sta contrastando il nostro lavoro, sostenendo che vogliamo far morire l’Università, sono tutti soggetti collegati ai Master, persone – non dipendenti direttamente ed a tempo indeterminato del Consorzio – alle quali sono stati sospesi in autotutela i contratti e per le quali il CdA ha deciso la risoluzione contrattuale, soprattutto perché le procedure di assunzione sono diverse da quelle previste dalle norme statutarie. Queste persone, 13 in tutto, sono state prese a chiamata diretta, 11 con contratto di collaborazione e due come ricercatori, firmati dall’ex presidente del Consorzio Piergiorgio Crosti e dal direttore scientifico Alessandro Ceci senza nessuna evidenza pubblica e senza comparazione dei curricula, privando così dell’opportunità di un posto di lavoro per tutti gli altri aspiranti. Da uomo della sinistra offro tutta la mia solidarietà a chi perde il lavoro, ma non è concepibile che questo si ottenga senza una piena trasparenza. Su questo ora sta indagando la Magistratura, per valutare le responsabilità di chi ha fatto questi contratti, i cui rinnovi sono stati oltretutto firmati tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, ovvero pochissimo tempo prima del cambio di gestione, e per i quali non esiste registrazione al repertorio. Mi sono accorto di queste anomalie perché dalla pianta organica del Consorzio risultavano 27 dipendenti, mentre nel libro paga ce n’erano 40. Ma il Consorzio non aveva facoltà di fare assunzioni, visto che le sue competenze di limitano alla gestione dei servizi. Su tutto questo stiamo facendo delle indagini interne, a causa delle quali sono stato minacciato e calunniato”.

Come ha reagito alle minacce?

“In un paese democratico il diritto di critica è sacrosanto, ma quando diventa calunniatorio, diffamatorio e minatorio non può e non deve essere accettato. E’ per questo che ho dato mandato ai miei legali di redigere una querela, che entro lunedì sarà depositata alla Procura della Repubblica di Velletri, per diffamazione aggravata, minacce aggravate e calunnia, avvenute via internet o via web. E poiché tali attività illecite tendono, unitamente a pseudo avvertimenti di denunce e a intempestivi esposti, a coartare la mia volontà per obiettivi del tutto illegittimi, i miei legali hanno redatto una denuncia dettagliata dei fatti sulla cui sussistenza e sulla qualifica dei reati si pronuncerà ben presto la Procura”.

Il neo presidente parla poi di costi. “Il bilancio di previsione comprendeva una spesa superiore al milione di euro, per il quale ho chiesto al direttore scientifico contezza analitica, tutt’ora non ricevuta. Tra le voci di spesa c’era un solo evento che avrei voluto confermare, ed era il Festival dei Diritti Umani. Ma quando mi sono accorto che il costo di 129 mila euro lo scorso anno ha prodotto solo 14 visitatori ho capito che erano soldi spesi malissimo. Tra le altre voci scandalose c’era un “Festival dei Giardini”, alla modica cifra di 100 mila euro. Questo era il genere di spese. Se invece guardiamo alle entrate, che derivano dal bar, dalla mensa e dal residence, la voce prevedeva 80 mila euro a nostro favore, cosa impossibile, se si valuta che – in un mese – il bar ha guadagnato 1500 euro in tutto. Gli equivoci c’erano anche per i Master: il nostro è un consorzio per l’Università, ovvero una sede logistica che accoglie gli Atenei, non siamo noi l’Università, per cui non siamo noi a dover organizzare i Master, che oltretutto non sono destinati al target di persone – ovvero gli studenti che vogliono prendere una Laurea – per le quali il Consorzio stesso esiste”. E, a quanto pare, su un alto equivoco si è basata l’assunzione del direttore scientifico. “Il dott. Ceci – ha proseguito Di Micco – ha vinto un bando di concorso per la pubblica istruzione, mentre il contratto che gli è stato fatto è invece della categoria “alberghiera”: anche su questo indagherà la Magistratura. Voglio inoltre chiarire che io non ho esautorato dai sui incarichi il direttore scientifico, semmai era accaduto il contrario, dal momento che, quando mi sono rivolto ad una società esterna per avere dei conteggi da mostrare alla Guardia di Finanza, che nel frattempo aveva iniziato i suoi controlli, mi hanno detto che il loro unico referente era il dott. Ceci. Ho quindi ritenuto giusto chiarire con lui quali fossero i compiti di un direttore scientifico, visto che lo Statuto non prevede che i compiti gestori vadano al di fuori dei componenti del CdA. La conseguenza di questa mia precisazione è stata un esposto all’Ordine degli avvocati per presunta incompatibilità di ruolo tra la mia professione e la carica che mi era stata data”. Altra azione fatta dal presidente è stata quella di dimezzare i costi delle cooperative, che ora si dovranno occupare solo dei servizi di guardiania, di manutenzione del verde, delle pulizie e della gestione di bar e mensa. “Invece mi sono trovato dipendenti delle cooperative che svolgevano ruoli amministrativi, cosa vietata”, ha precisato l’avvocato, che ha affrontato anche l’argomento impianti sportivi e club house. “Non ho ratificato i contratti, stipulati a prezzi irrisori in nome di un presunto debito da parte del Consorzio nei confronti degli affittuari a causa delle migliorie da loro effettuate alle strutture. Contenzioso che non ha ragione di esistere per due motivi: il primo è che nella convenzione è ben specificato che eventuali migliorie sono a carico degli affittuari, il secondo è derivante dal fatto che il Consorzio non è il proprietario della struttura, ma solo un gestore, visto che la proprietà è del Comune di Pomezia. Abbiamo quindi intenzione di rivedere anche questi contratti, che dovranno essere rivalutati in base al reale valore degli impianti”.

Altra fonte di spesa evitabile le numerose associazioni presenti, tra cui Ceas ed Unicri, “che non hanno assolutamente portato prestigio alla struttura, ma l’hanno distolta dal suo scopo principale”.

Ma come mai di tutto questo non ci si è accorti prima, visto che l’amministrazione di centrosinistra va avanti ormai da più di 5 anni? “Noi, pur essendo della stessa coalizione che ha governato nella passata legislatura non siamo le stesse persone: diciamo che stiamo più attenti di chi ci ha preceduto”, hanno voluto precisare Fabio Mirimich e Renzo Antonini. “Inoltre -hanno continuato – bisogna dire che le cose sono precipitate negli ultimi 6/7 mesi, ovvero dal momento in cui è partita la campagna elettorale ed il Sindaco, che appoggia completamente il nostro operato, non aveva la possibilità di tenere sotto controllo la situazione”. Situazione che vede attualmente un debito del Consorzio di circa 2 milioni e 900 mila euro.

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