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VICENDA “PETTIROSSO”: SI VA AVANTI CON LE CAUSE, ACQUIRENTI FURIOSI CONTRO IL COMUNE DI POMEZIA

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pettirossoInfuriati, delusi, ma decisi ad andare avanti per difendere i loro diritti di acquirenti regolari. I circa 400 cittadini coinvolti nell’annosa vicenda Pettirosso, dopo gli ultimi contatti con l’Amministrazione comunale pometina, hanno deciso di utilizzare ogni canale disponibile – dalla stampa ai social network, dal passaparola alle e-mail a catena – per far sapere che, nonostante le promesse ricevute dai vari amministratori nel corso del tempo, il Comune ha deciso di non trovare un accordo bonario che possa risolvere la questione, previa richiesta di cambio destinazione d’uso degli immobili registrati come residence e non come civile abitazione, ma di procedere con cause, in modo unitario. “Il Comune – dichiara uno degli acquirenti – intende attualmente andare avanti con altre 120 cause separate (quindi 120 parcelle ad un unico avvocato a spese di noi contribuenti). riguardo all’esasperata lotta dei proprietari truffati e delle recentissime sentenze giudiziarie che danno ragione ai compratori (al momento solo una importante finanziaria immobiliare di Milano, l’Affidavit) condannando non solo il Comune a cedere le proprietà, ma anche a pagare le spese legali a danno del patrimonio comunale. Tra i beni non più a disposizione del Comune, oltre ai nostri appartamenti, c’è anche l’area appena ristrutturata a giardino pubblico e lo scheletro che diventerà la nuova scuola materna del mega progetto PLUS Pomezia Cambia”. Viene poi allegata copia della sentenza a favore della società Affidavit, nella quale il Comune viene condannato già dal Tribunale di Velletri, in quanto “Il Collegio giudicante ha concluso il rigetto del reclamo, a causa della mancata trascrizione della delibera comunale di decadenza”, per poi veder confermata la decisone dal TAR del Lazio, con motivazioni depositate il 26 marzo 2013. Un precedente che, se ripreso dagli acquirenti delle due palazzine ex Pettirosso, dovrebbe dare vita facile, in sede di giudizio, agli stessi. Ciò potrebbe quindi portare ad una nuova condanna per il Comune, che andrebbe a pagare le parcelle dell’avvocato incaricato di seguire la vicenda e le spese legali imposte dal Tribunale.

Abbiamo chiesto una risposta ufficiale agli amministratori, ma questa verrà fornita in nel corso di un’assemblea pubblica che si svolgerà probabilmente entro il 2 Maggio.

Nel frattempo riportiamo integralmente il documento stilato dagli acquirenti degli immobili, disponibile anche sui social network.

consiglio-pettirosso“Sono uno dei circa 400 cittadini coinvolti in una truffa da parte del Comune di Pomezia riguardo l’acquisto, effettuato con regolari rogiti e a prezzo di mercato, di immobili nella zona 167.

Una convenzione tra il Comune di Pomezia e la società immobiliare Pettirosso prevedeva, in cambio della concessione del diritto di superficie per 99 anni, la costruzione di edifici ad uso commerciale e la realizzazione di infrastrutture (legge 167/62).

Tra il 1992 e il 1996 la Pettirosso 81 srl costruisce due palazzine ed un locale ad uso commerciale.

A partire da ottobre 1996 i primi residence sono ultimati. Quindi il costruttore e gli acquirenti iniziano a stipulare i regolari rogiti dei locali, ad uso residence, venduti come appartamenti a privati.

Le amministrazioni dell’epoca erano a conoscenza di tale “cambio di destinazione” tanto che non hanno impedito le vendite, anzi hanno concesso le residenze, riscuotendo l’ICI e le altre tasse previste.

Alla fine del 1999, a 3 anni dai rogiti e dopo 7 anni dall’inizio dei lavori (periodo in cui i funzionari comunali “si presuppone” dovessero vigilare), il Comune si accorge che una strada ed una sala convegni previste nella convenzione sono state effettuate solo parzialmente dal costruttore, oppure neanche iniziate. Nel dicembre del 1999 (3 anni dopo i rogiti) il comune rescinde la convenzione rientrando di fatto in possesso dei terreni concessi e delle opere sopra di essi realizzati (quindi anche le palazzine con gli appartamenti già venduti anni prima con regolari atti notarili e mutui erogati dalle banche).

La convenzione prevedeva delle garanzie da parte della  pettirosso 81, avendo depositato in Comune delle fidejussioni (che fine abbiano fatto non si sa). Nel2005il Comune di Pomezia cita in giudizio singolarmente noi cittadini, inquantorivuolegliappartamentied un congruo risarcimento. si tratta di 120 famiglie, 120 appartamenti da 49 e 35 metri quadri ciascuno.

Il Comune di Pomezia ha gravi colpe:

  1. Mancata vigilanza sulla realizzazione delle opere in convenzione. L’art.4 della convenzione stabilisce che “ …..le opere stesse saranno soggette all’alta sorveglianza della direzione tecnica del competente ufficio ll.pp. del Comune di Pomezia”
  2. Mancata trascrizione in conservatoria delle sentenze da parte delle varie amministrazioni che si sono succedute, altro grave inadempimento da parte dell’ente pubblico. Attraverso l’omissione di un atto, evidentemente dovuto, sempre tenendo conto del dovere di tutela degli amministrati e i principi di correttezza e buona fede basilari nella gestione dei rapporti giuridici, il Comune di Pomezia ha permesso tutti i successivi atti di trasferimento da privato a privato che si sono succeduti nel tempo, sempre con regolari atti notarili e mutui. Alcuni hanno acquistato fino al 2006, quindi 7 anni dopo la prima sentenza l’immobile risultava ancora “pulito” e privo di vincoli.

3)      Mancato controllo sulle fidejussioni previste a carico del costruttore. L’articolo 4 della convenzione in questione statuisce espressamente che “ la concessionaria prenderà possesso dell’area oggetto del diritto di superficie ,a presentazione di polizza fideiussoria assicurativa rilasciata da primario istituto a garanzia dell’esecuzione delle opere che la ditta si è impegnata ad eseguire come da quadro economico allegato”

  • Mancato cambio di destinazione d’uso. Per 8 anni le vecchie amministrazioni non hanno affrontato il problema, mentrel’attuale amministrazione comunale non vuole assumersi nessuna responsabilità in merito al cambio di destinazione d’uso dei nostri immobili (condizione indispensabile per arrivare ad un accordo transattivo), con il rischio concreto di proseguire con le cause civili (10-15 anni di durata) e con ulteriori spese legali, senza nessuna certezza sull’esito.

Per quali motivi parliamo di truffa:

1) L’amministrazione comunale ha permesso la concessione dei mutui da parte delle banche: siamo venuti in possesso di 2 lettere, protocollate al Comune di Pomezia, firmate da dirigenti comunali; nella prima si dice che c’erano problemi nel rispetto della convenzione in questione, mentre nella seconda, pochi giorni dopo, vi è un assenso da parte del Comune alle stipule.

Quest’ultima  appare tra le più gravi responsabilità del Comune. Un documento che dimostra in modo palese come il Comune abbia addirittura “autorizzato” la stipula degli atti di compravendita attraverso una propria missiva indirizzata all’Istituto San Paolo di Torino,  che chiedeva lumi sulla operatività della convenzione e sugli esatti adempimenti del costruttore, in cui l’ente pubblico rispondeva in modo fin troppo chiaro circa l’inesistenza di problematiche di qualsiasi genere, addirittura “certificando” la regolarità della convenzione in merito “al corrispettivo per la concessione”  e aggiungeva che “non sono intervenute cause di decadenza della concessione del diritto di superficie” . La lettera è datata 9 luglio 1997, ossia in epoca in cui le problematiche erano emerse da tempo, ed è sottoscritta dal dirigente della ripartizione tecnica lavori pubblici del Comune di Pomezia !

2) Per condurre questa trattativa e cercare di arrivare ad una proposta transattiva, il sindaco della precedente amministrazione ha delegato un consigliere comunale, che ai tempi in cui si stava materializzando la truffa ai nostri danni(dal ’93) era assessore all’urbanistica. Conflitto d’interessi?

3) In tutti questi anni, nessuno del Comune ha mai pensato al cambio di destinazione d’uso, arrivando a proporci una transazione a cifre considerevoli per dei locali ad uso ufficio (ci vuole coraggio!!).

4) Mancata contestazione del Comune circa la richiesta del certificato di abitabilità. La pratica per il rilascio di tale licenza fu presentata in data 9 settembre 1996 al Comune di Pomezia da parte della società costruttrice. Secondo quanto stabilito dall’articolo 6 della convenzione, il concessionario avrebbe potuto provvedere al trasferimento degli immobili trascorsi 120 giorni dalla richiesta del certificato in carenza di osservazioni da parte dell’ente pubblico.

5) In una proposta di deliberazione del consiglio comunale n.88 del 26/7/1999 si legge testualmente che il consiglio comunale “impegna il sindaco di accertare in brevissimo tempo la possibilità di una composizione della controversia verificando la volontà della società Pettirosso ad effettuare il versamento a saldo delle somme ancora dovute per gli oneri concessori e a rilasciare la polizza bancaria fideiussoria per un valore pari alle opere di urbanizzazione non ancora realizzate e delle opere da completare e da consegnare al Comune di Pomezia”.

Invece  il Comune ha consegnato le aree concesse in diritto di superficie al costruttore senza preventiva presentazione da parte di quest’ultimo di polizze fideiussorie sufficienti a garanzia degli adempimenti presi in convenzione, con violazione specifica da parte del comune dell’art. 4 della convenzione.

Ovviamente questa vicenda ci ha creato enormi problemi: non potevamo, ed ancora non possiamo, vendere o affittare gli immobili; abbiamo dovuto incaricare periti ed avvocati e sostenere spese non indifferenti, al fine di arrivare ad una costosissima soluzione per noi.

La risoluzione della vicenda faceva parte integrante del programma delle precedenti amministrazioni, ma nel concreto nulla è stato fatto.

Il Comune, oltre a rientrare in possesso di unità immobiliari non vendute, si è ripreso metà lotto in convenzione (compreso lo “scheletro” di un edificio non ultimato). Inoltre, non  si capisce bene la sorte di un edificio commerciale “ex ufficio delle entrate” e, se si arriverà ad un accordo (al momento quasi impossibile), riceverà una sostanziale quantità di denaro da parte delle assicurazioni del notaio.

Nonostante ciò, pretende forti somme di denaro da parte di noi truffati, al fine di  sanare la situazione. Se non si arriverà ad un’intesa, il giudice nominerà i CTU: il Comune e quindi tutti i cittadini di Pomezia dovranno anticipare qualche centinaio di migliaia di euro. A giugno 2014 il giudice comincerà ad emettere le prime sentenze (più di 90 cause separate in corso). Se l’esito dovesse essere favorevole al Comune, le famiglie coinvolte si vedrebbero scippate da un ente pubblico di un bene primario acquistato con tanti sacrifici e in buona fede con tanto di atto notarile; in caso contrario, il Comune si troverebbe a sostenere enormi spese, che andrebbero a gravare sul bilancio comunale (e comunque sui cittadini). Notizie degli ultimi giorni: vi è stata una sentenza in cui una società ha vinto una causa che coinvolgeva il “fallimento Pettirosso”, il Comune di Pomezia ed altre banche. Il Comune di Pomezia avrebbe perso la causa per la mancata trascrizione della decadenza della convenzione (la stessa menzionata tra le gravi colpe del Comune di Pomezia nella nostra vicenda). Praticamente si tratta dell’edificio A3 (ex ufficio delle entrate, in via De Gasperi, tra le nostre 2 palazzine coinvolte).

Non solo, ma ci hanno dichiarato che hanno vinto anche la causa relativa allo “scheletro”, ai negozi degli edifici a1 e a2 e – udite udite – anche il parco antistante lo “scheletro” dove il comune a maggio inaugurerà il parco giochi per i bambini è di proprietà della società Affidavit”.

Giuseppe Marrone

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