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Una belga fa trionfare la creatività della cucina italiana, mentre il Belgio adotta il controverso Nutri-Score

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tiramisù world cup

Il miglior tiramisù “creativo” del mondo è ufficialmente fatto con prosciutto e melone, secondo la giuria della Tiramisù World Cup, tenutasi nella Orangerie allestita in piazza dei Signori a Treviso dal 7 al 10 ottobre scorso. Il regolamento prevedeva l’aggiunta di massimo di 3 ingredienti e la sostituzione del biscotto dall’originale ricetta del dolce a base di savoiardi. Il trofeo per il miglior dessert fantasioso se lo è portato a casa Elena Bonali, originaria di Milano ma residente a Brasschaat (Anversa) – pasticcera di notte e insegnante di nuoto di giorno. La 52enne ha battuto centinaia di chef non professionisti provenienti da tutto il mondo con la sua ricetta estrosa di Tiramisu. I suoi ingredienti: Pavesini, prosciutto e melone. La ricetta è ispirata ai sapori dell’estate italiana’, che hanno valicato i confini nazionali e hanno raggiunto il Belgio.

Del resto si sa, quando si parla di cucina italiana, non esistono frontiere. Anche se spesso gli italiani non sono soddisfatti di come i ristoratori stranieri preparino i piatti italiani all’estero, la cucina dello stivale è tra le più proposte dai ristoranti di tutto il mondo. Ad attestarlo, uno studio internazionale di YouGov effettuato su più di 25.000 persone in 24 paesi: la pizza e la pasta sono tra i cibi più popolari nel mondo, facendo guadagnare all’Italia un punteggio medio di popolarità dell’84%, davanti a Cina e Giappone. Per non parlare del giro di affari che la cucina italiana genera: secondo il più recente studio condotto da Deloitte in collaborazione con Alma Italian Cuisine Market Monitor, la cucina italiana ha fatturato ben 229 miliardi di euro nel 2018 ed è in crescita del 10% rispetto al 2016. Il primo mercato è la Cina, per un valore di 71 miliardi e al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con 69 miliardi.

L’Europa verso un’etichetta nutrizionale obbligatoria entro il 2022 – ma i Paesi non sono tutti d’accordo

Questa vittoria fiamminga è uno dei tanti casi che mostra quanto sia forte il fascino che la cucina italiana esercita sui palati di tutto il globo, ma non bisogna cullarsi sugli allori. Una nuova iniziativa a livello di governo europeo sta minacciando la famosa cucina italiano e la dieta mediterranea nel suo complesso. Proprio il Belgio, patria dell’inventrice della pietanza dolce a base di prosciutto e melone Elena Bonali, ha sottoscritto un’etichetta nutrizionale che penalizza la cucina italiana, di cui il tiramisù è uno dei piatti più amati. Si tratta del Nutri-Score, un sistema di informazione nutrizionale creato da Santé Publique France, sostenuto e ripreso dal servizio pubblico federale per la salute pubblica belga. E c’è da temere, perché mentre le etichette sono attualmente utilizzate su base volontaria, nel tentativo di uniformare i vari sistemi in uso, la Commissione europea ha dichiarato che un’etichetta nutrizionale obbligatoria sulla parte anteriore della confezione sarà messa in atto in tutto il blocco entro il 2022.

E gli Stati membri non sono d’accordo su quale etichetta utilizzare. Da un lato, i francesi stanno spingendo per imporre il loro sistema “semaforico” Nutri-Score ai loro vicini europei, con alcuni come il Belgio che capitolano. Il sistema transalpino prevede che il logo sia presente sulla parte anteriore delle confezioni, per informare sul valore nutrizionale degli alimenti: una scala di 5 colori – dal verde al rosso – associati a 5 lettere ­– dalla A alla E – segnala gli alimenti da favorire e da limitare. La suddivisione dei cibi avviene in funzione del contenuto di alcuni nutrienti critici: calorie, grassi, zuccheri e sale. Ma l’amalgama troppo semplificato dell’algoritmo porta a punteggi bassi per molti prodotti tradizionali della dieta mediterranea.

Ecco che l’olio extravergine di oliva è stato declassato ad un livello C, solo sulla base del suo contenuto di grassi. A essere penalizzati anche il formaggio (incluso il mascarpone), i prosciutti stagionati e il miele – nonostante siano tradizionalmente consumati in piccole quantità. E mentre l’etichetta viene adottata anche dai ristoranti di pollo fritto KFC in Francia – al secchio di pollo è stata data la valutazione “C-giallo” – le D e le E rosse assegnate ai prodotti mono-ingrediente hanno allarmato i produttori, dalla Grecia alla Spagna. Con ripercussioni anche a livello politico: il governo spagnolo, che ha approvato a sorpresa il sistema di etichettatura francese, ha affrontato una frattura interna creatasi proprio a causa del Nutri-Score. Il ministro dell’agricoltura Luis Plana si è schierato contro un sistema che ha spiegato a Radio Cope “danneggia gli interessi nazionali”. Dall’opposizione, invece, i Popolari e i Vox citano il sistema italiano Nutrinform Battery tra le possibili alternative.

Il francese Nutri-Score suscita il malcontento dei produttori, ma un’alternativa esiste: il sistema italiano Nutrinform

Infatti un’altra soluzione c’è: gli italiani hanno proposto un sistema che non pretende di influenzare i consumatori, quanto di informarli seriamente sui contenuti dell’alimento scelto – se consumato nell’ambito di una dieta equilibrata. Giusto un mese fa, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, e Massimiliano Rossi, direttore commerciale Conad, nel corso di Cibus 2021 a Parma, hanno ribadito la contrarietà al Nutri-Score, promuovendo l’adozione di Nutrinform. Questo sistema è rappresentato con il simbolo grafico di una batteria, e contiene l’informazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per singola porzione, in rapporto al fabbisogno giornaliero raccomandato al consumatore. A disposizione delle aziende agroalimentari, inoltre, un’applicazione consente di generare le etichette da apporre sulla confezione del prodotto (che non va a sostituirsi alla classica etichetta sul retro del pacco, contenente le informazioni obbligatorie). Questa etichetta a “batteria” è meno paternalistica e permette al consumatore di accompagnare il buon senso con informazioni concrete sulla salute.

Se il sistema italiano rappresenta un’ancora di salvezza per i tanti produttori europei che si stanno mobilitando contro il temuto Nutri-Score, la partita da giocare è ancora lunga, e vede tanti attori giocatori sul campo. Ma un fatto è chiaro: se la proposta della Francia vincerà questa battaglia alimentare l’anno prossimo, i legislatori europei in Belgio avranno un sacco di agricoltori a cui dare spiegazioni e il torneo di tiramisù del prossimo anno sarà molto meno allegro.

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