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‘Dolo e negligenze nei roghi australiani, ma non cerchiamo un colpevole. L’Australia non è Notre-Dame’. Parla l’ing. Ciaffi, romano emigrato a Sydney

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È arrivata infine la pioggia tanto attesa sulle martoriate terre australiane. Ma mentre i vigili del fuoco improvvisano per le strade la danza della gioia, i civili manifestano timori e preoccupazione per l’aria irrespirabile creata dal ristagno del fumo. L’arsura persistente delle ultime settimane con temperature che continuano a oscillare in alcune zone  tra i 48 e i 50°) sta creando infatti una miscela esplosiva, elevando in maniera esponenziale i tassi di inquinamento.

“La pioggia non è sempre la soluzione – dichiara Luca Rossi, uno dei tanti romani espatriati nel continente australiano in cerca di fortuna con l’ondata dei migranti di seconda generazione”. Ed è una sorpresa scoprire quanto sia nutrita oggi la comunità italiana nell’altro emisfero, semplicemente digitando su Fb “Italiani a in Australia” ad esempio. 

 

Non solo veneti e calabresi, come un tempo, ma tanti cittadini italiani in buona parte provenienti dal Litorale romano e dal Lazio.

“Ci vorranno settimane di temporali, e piogge abbondanti, per domare gli incendi e ripulire l’aria – afferma la prof.ssa Anna Lo Iacono residente a Griffith nella Contea di Cooper (nuovo Galles del Sud) popolata da moltissimi connazionali – Troppa siccità, non piove da mesi. In 21 anni che siamo qui non avevamo visto mai niente del genere…”

Certo nessuno poteva immaginare che una simile tragedia si sarebbe abbattuta in pochi giorni con tanta virulenza su uno dei continenti considerati in crescente sviluppo e all’avangardia anche nel settore tecnologico.

Andrea Ciaffi, 33 anni, laureato in Ingegneria presso l’Università di Tor Vergata ed esperto in impianti idraulici e antincendio, vive e lavora a Sydney da 5 anni ed è cittadino australiano.

“Questa tipologia di incendi denominata bushfires poiché colpisce in primo luogo boschi e terreni, non è paragonabile all’incendio di un edificio. Pensiamo a Notre-Dame…I pompieri hanno lavorato incessantemente per ore e anche giorni per spegnere il rogo. ma questo si verifica in un tessuto urbano dove c’è una quantità d’acqua relativamente sostanziosa nella rete idrica dela città. E tuttavia l’incendio è difficilmente domabile”

“Nel caso dell’Australia – un continente di oltre  7 milioni e mezzo di kmq. si cerca di installare impianti per proteggere persone animali e cose, ma se il fuoco è gigantesco come in questo caso, qualche idrante non basta.  E neppure  la quantità d’acqua che servirebbe per combattere quegli incendi è trasportabile con un Canadair dal mare alle zone interne. – sottolinea Ciaffi – In Australia, inoltre, a differenza dell’Europa, non ci sono laghi a questo scopo”

Una strategia preventiva per evitare il ripetersi di simili catastrofi – suggerisce  l’ingegnere italiano – potrebbe essere quella di utilizzare droni in grado di riconoscere gli incendi appena si innescano. Resta tuttavia difficile in un territorio così vasto pensare ad una protezione continua.

Riguardo ai roghi di origine dolosa provocati da piromani e gente senza scrupoli, Ciaffi cita il caso di un uomo – arrestato di recente – perché colto sul fatto ad appiccare un incendio. Uno tra tanti, ma sicuramente l’episodio che ha suscitato più sdegno poiché questa persona si era addirittura arruolata nei vigili del fuoco per innescare gli incendi.

“E’ vero, i piromani possono fare danni incalcolabili – conclude l’ing. Ciaffi – ma non cerchiamo un colpevole. Al di là del fattore ‘surriscaldamento globale’ ciò che sappiamo per certo è che l’Australia ha sempre registrato periodi di siccità che si verificano con una certa ricorrenza. Vanno aumentate in maniera esponenziale le misure di prevenzione. E di risparmio ed accumulo di risorse idriche. Non vedo altra soluzione”

Rosanna Sabella

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