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Famiglia: non è il Mulino Bianco

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Immagine ideale

Quando pensiamo alla famiglia tra le prime immagini ci arriva lo spot della Mulino Bianco: genitori dolci e premurosi, figli sorridenti e composti.

La famiglia in teoria dovrebbe:

  • Essere un punto fermo, come il faro che ci illumina.
  • Garantire sostegno emotivo ed economico.
  • Educare i più piccoli e inserirli in società.
  • Trasmettere valori etici, culturali e religiosi.

Ma non sempre la famiglia assolve questi compiti, anzi, esistono situazioni nelle quali vige malessere e confusione, tanto da influenzare il percorso di vita di chi ne fa parte.

La famiglia reale

Lasciando perdere l’idea di perfezione che negli anni ci hanno fatto “sognare” i sorrisi e gli abbracci a colazione, la famiglia reale è un nucleo di persone complesso e che difficilmente scoppia di entusiasmo appena apre gli occhi.

La vita moderna ci porta ad uscire di casa di corsa per rientrare in orari diversi durante il giorno, capita che il figlio arrivi dopo la scuola e si ritrovi a pranzare da solo davanti allo schermo del computer, o la mamma che non riesce a sedersi a tavola per le troppe cose da fare, mentre il papà a stento consuma il pasto per poi andare a letto.

Fin qui tutto nella “norma”, nel senso che siamo quasi tutti figli della fretta; il problema nasce quando all’interno della famiglia si creano situazioni tali da farla diventare un luogo altamente tossico.

Quando diventa tossica la famiglia?

Farne un elenco esaustivo è difficile, date le tante situazioni che si possono creare anche in relazione alle storie di ogni componente, dall’età o condizione economica, e così via.

Tra le più comuni:

  • Estrema protezione: la paura che il mondo fuori possa far del male, limita lo sviluppo personale di ognuno.
  • Ruoli confusi: il figlio diventa il genitore, il marito fa da papà alla moglie, la moglie fa mamma al marito. In casi simili i limiti saltano e tutti sono tutto, senza un’identità definita;
  • Comunicazione scorretta: ci si urla contro, si parla poco, si mantiene la rabbia e le ripicche, rancori su rancori trascinati per anni.
  • Manipolazione affettiva: i ricatti della serie “se vai via io muoio” ma anche “sei piccolo, non puoi vivere da solo!”.
  • Poca emotività: famiglie “cognitive” dove gli abbracci e l’esternazione delle emozioni è quasi del tutto assente, ogni azione è controllata.

Conseguenze

Oltre a quelle più “ovvie” del malessere continuato e difficoltà di scegliere cosa essere nella vita, chi vive in situazioni tossiche può diventare:

  • Protettore: l’unico eroe in famiglia che decide e protegge gli altri;
  • Capro espiatorio: qualsiasi cosa accada è sempre colpa sua, le frustrazioni degli altri membri ricadono su di lui;
  • Anaffettivo: non riesce a sentire ed esprimere le emozioni;
  • Peter Pan: non cresce, resta attaccato alla famiglia per sentirsi protetto e senza responsabilità;
  • Fragile: vive nel timore ossessivo di scegliere e costruire, non trova un partner giusto poiché nessuno è come la sua famiglia.

Cosa fare?

Prendere consapevolezza che la famiglia nella quale siamo cresciuti non è perfetta, come non lo è nessuna; restare bloccati in qualcosa che è già stato vissuto e che soprattutto, non possiamo in alcun modo cambiare, ci fa solo aumentare il dolore psicologico.

Ricordiamo sempre che il luogo nel quale nasciamo e cresciamo è la base per andare oltre nel mondo, staccarsi dal nido – funzionale o disfunzionale che sia – è un momento inevitabile e fisiologico.

Nessun rancore, anche se i nostri genitori hanno commesso degli “errori” la vita ora è nostra ed abbiamo piena facoltà di poterne fare altro.

 

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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