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I professori possono ammalarsi di Burnout? La testimonianza di una mamma

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Cos’è il Burnout

Si tratta di uno stato di forte stress che interessa soggetti impegnati professionalmente in lavori a contatto con le persone: un vero e proprio esaurimento emotivo.

Parliamo di infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, forze dell’ordine, psichiatri e psicologi.

Tra i sintomi troviamo: nervosismo, rabbia, stanchezza, indifferenza, cinismo, rigidità, crisi di pianto, senso di pesantezza, tolleranza bassa.

L’intervista

D: Siete di Pomezia?

R: Noi veniamo da un’altra città, ci siamo trasferiti qui dopo la mia separazione. Mio figlio è molto sensibile e ne ha risentito.

D: Da quanto tempo siete qui e quanti anni ha suo figlio?

R: Siamo da un anno e mezzo, mio figlio ha 14 anni e gli ho fatto ripetere la terza media. Il problema però nasce qui con una professoressa.

D: Che tipo di problema?

R: La professoressa si oppone a fargli fare il programma a basso carico, lui ha una dislessia, lo carica di compiti e lo insulta davanti ai compagni.

D: È stata data una certificazione alla scuola?

R: Sì sì, la scuola ha tutto. Con mio figlio stiamo facendo un lavoro da diversi anni sull’autostima. Purtroppo lui se l’attaccano si chiude ancor di più. Ho chiesto alla professoressa di non attaccarlo ma di gratificarlo, certo non senza un motivo. Ma se gli dicono che non è in grado a fare nulla…

D: E la professoressa cosa ha risposto?

R: Lei ritiene che con ragazzi così mostrare che non si ha pietà li rafforza. Io le ho spiegato che con lui non funziona, tanto che ho fatto una prova con una professoressa di matematica e lui ora ha la media dell’otto e del nove mentre l’anno scorso aveva l’insufficienza.

D: Gli altri professori intervengono?

R: Si ma lei ha più voce in capitolo. Io ho litigato dicendole cose come “sei cattiva”, “non sei una buona insegnante”, e lei ha riportato tutto a mio figlio davanti all’intera classe.

D: Come sta reagendo suo figlio in questa situazione?

R: Si sta rifiutando di andare a scuola e la notte non dorme. Io lo punisco e gli tolgo telefono e play perché voglio che si prenda le sue responsabilità.

D: Con i compagni di classe come va?

R: Lui fa fatica a relazionare. Spesso gioca alla play, ogni tanto esce con qualche amico ma molto poco. Sembra un ragazzo tranquillo ma dentro è come se fosse morto.

D: Quindi lo scontro principale è sul modello educativo della professoressa?

R: Sì, non c’è verso. Io non posso far rovinare mio figlio dopo sette anni che gli sto dietro. Una soluzione bisogna trovarla. Ha addirittura la relazione della psicologa che l’ha seguito, gli ha prescritto un basso carico di compiti: lei dà invece 20 pagine di storia da studiare a un dislessico. Non esiste proprio.

La professoressa mi ha risposto: lei non mi può far prendere in giro dalla classe, deve fare tutti i compiti altrimenti gli altri perdono il rispetto nei miei confronti.

D: Ma invece le altre mamme cosa pensano di questo metodo educativo?

R: In verità quando ero con le altre mamme non ne ho sentita parlare bene neanche una. Mi è stato detto dalle altre insegnanti e dalle mamme che fino a qualche anno fa era conosciuta come la più amata da tutta la scuola. Quest’anno non sappiamo se ha problemi personali, ma non le stiamo più dietro.

D: Cosa fa esattamente la professoressa, alza la voce?

R: Lei si arrabbia anche se mio figlio la chiama “prof.” invece che professoressa; una frase che mi ha sconvolta durante una discussione dove era presente anche l’insegnante di matematica è stata: “mi avvalgo del mio avvocato perché questo è un processo alla mia persona, qui parte la denuncia per calunnia”. La cosa assurda è che giorni prima mio figlio mi aveva riportato queste stesse parole dette da lei in classe.

D: La professoressa crede che la diagnosi di dislessia sia sbagliata?

R: Lei dice a mio figlio che non lo tratterà mai da diverso perché fuori troverà i lupi e deve imparare a sopravviverci. A me dà l’impressione di una che squalifica tutti, adulti e alunni. Ripete che non le si può dire nulla perché si è laureata con 110 e lode e poteva essere psicologa, tanto da aver aiutato un bambino con problemi gravi senza compatirlo ma con le batoste e alla fine questo ne è uscito.

D: Mica gli dà dello stupido?

R: Durante le ore di orientamento per la scelta delle superiori lui aveva pensato di fare nautica, quando l’ha comunicato alla professoressa lei gli ha risposto: questa scuola è per chi studia, tu non sei in grado quindi rinuncia.

D: Qual è il messaggio che vuole dare?

R: Si dovrebbero avere controlli psicologici pure per gli insegnanti, ci dev’essere un supporto perché anche un insegnante può avere il suo crollo. Era molto amata e ora non ci sta proprio, quindi qualcosa è successo, ma senza un controllo finisce che rovina i ragazzi.

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

 

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